Annamaria Lazzari
Cronaca

Milano, giovani tra crimine e abuso di droga: “Non temono le condanne”

Paolo Tartaglione, referente delle comunità d’accoglienza: "C’è un uso sistematico degli stupefacenti. I reati? A loro interessano solo soldi e like"

Una comunità milanese per minori che hanno commesso reati

“Stiamo osservando, anche tra i giovanissimi, un uso di droga e alcol che può diventare propulsore di condotte delittuose. C’è anche una tragica assenza di prospettiva futura tra gli adolescenti che hanno interrotto l’apprendimento, il rapporto con adulti significativi, e vivono nell’oggi, senza alcun progetto. Il reato per loro è una cosa come un’altra, con una sottovalutazione molto più marcata del passato delle conseguenze delle loro azioni penali" sottolinea Paolo Tartaglione, 48 anni, presidente della cooperativa sociale Arimo e referente Infanzia, adolescenza e famiglie del Coordinamento comunità d’accoglienza Lombardia.

La realtà che guida si occupa anche di minori sottoposti a misure penali, oltre che di ragazzi allontanati dal nucleo familiare e stranieri non accompagnati. Tutti smistati nelle due strutture maschili a Milano e nel Pavese e in una femminile a Pavia, oltre che in una serie di appartamenti: "In questo momento le nostre comunità sono piene: abbiamo 42 ospiti, soprattutto tra 16 e 18 anni". Negli ultimi sei anni, sono stati accolti circa 300 tra ragazzi e ragazze, di cui la metà formata da autori di reati. Una settantina i minori stranieri non accompagnati.

Tra i vostri ospiti ci sono anche ragazzini tredicenni?

"Sono stati meno di dieci in 20 anni, se parliamo di maschi. Al momento non ne abbiamo. Il fatto è che non esistono comunità per pre-adolescenti: in genere, però, è meglio mandarli in strutture per adolescenti dove sono più contenuti dai soggetti più grandi".

Cosa emerge come problema rilevante tra gli ospiti che accogliete?

"La vera emergenza è l’uso sistematico di sostanze, anche tra giovanissimi, che s’intreccia di frequente con la commissione dei reati. Noi avevamo una comunità educativa di pronto intervento alle porte di Binasco destinata a ragazzi in misura cautelare e stranieri minori soli intercettati dalle forze dell’ordine. Dal 2020 allo scorso settembre, quando abbiamo dovuto sospendere le attività per carenza di educatori, su 69 ospiti accolti solo uno non è risultato positivo ai test tossicologici. Negli altri 68, abbiamo sempre registrato la positività a cannabinoidi e alcol. Parliamo di un abuso massiccio, tanto che spesso rimanevano positivi anche dopo settimane. Abbiamo anche registrato dipendenza da cocaina".

Altro elemento nuovo?

"La gratificazione dei reati non è più legata solo ai soldi facili che procurano. In alcuni, c’è una ricerca spasmodica di consenso digitale, anche attraverso il rilancio sui social al loro circuito delle loro gesta criminali, in un’ottica deviante di spettacolarizzazione. Intendo che per aumentare la loro reputazione si fanno il selfie sul luogo di reato, vantandosi della malefatta. Ovviamente, questo facilita le indagini delle forze dell’ordine, ma la cosa sembra non interessarli: vince la gratificazione dei like. Persino l’esposizione mediatica sembra a loro positiva. In generale, temono meno rispetto al passato le conseguenze penali delle loro azioni. Il reato è sempre meno motivo di vergogna".