
di Federico Dedori
"Vogliono chiudere Mediazione Linguistica e Culturale alla Statale di Milano": a suonare il campanello d’allarme è Lucrezia Palmieri, coordinatrice della lista Studenti indipendenti dell’università di Festa del Perdono. L’ipotesi è spuntata sul tavolo della Commissione didattica del Senato accademico che si è riunita ieri ed è stata presentata dal dipartimento di Lingue, Letterature, Culture e Mediazioni e dal corso di studi. "Durante la seduta è arrivata la proposta di sospendere per il prossimo anno le nuove iscrizioni al corso di laurea triennale – spiega Palmieri –. Il problema per l’università sarebbe il sovraffollamento. Come se fosse una novità".
La decisione finale dovrà essere presa dal Senato accademico, martedì 8 febbraio. Ma in attesa del verdetto, la lista Studenti indipendenti alza le barricate: "Siamo furibondi – ribadisce la studentessa –. Dopo il tam tam sul numero chiuso e il nostro ricorso vinto, l’università sapeva benissimo che avrebbe dovuto organizzarsi diversamente per affrontare l’arrivo di più studenti. Invece, in questi anni di pandemia, ha ignorato il problema grazie alla didattica a distanza e ora si sta scontrando con la realtà". Il corso di laurea di Mediazione linguistica - ospitato nel campus di Sesto San Giovanni - aveva raggiunto picchi di difficile gestione dopo l’annullamento del numero programmato. Ma quest’anno - complice forse anche il ritorno del test di autovalutazione in ingresso, non vincolante- la situazione pareva avviarsi verso una “normalizzazione”: le matricole erano passate dalle 2.259 dell’anno scorso alle 1.632 di ottobre. Ai tempi del numero programmato – stoppato dal Tar nel 2019 – il tetto era di 630 matricole.
"Il problema del sovraffollamento si contrasta in altri modi, non di certo bloccando la cultura – continua la coordinatrice di Studenti Indipendenti –. Ci deridono in tutto il mondo accusandoci di non voler mai studiare e lavorare e quando qualcuno lo vuole fare il nostro Paese gli sbarra il percorso". Per gli studenti ci sarebbero soluzioni diverse: "Il problema è reale ma ci sono altri modi con cui si può affrontarlo – conferma Palmieri –. Chiudere un corso è sinonimo di fallimento. Mancano i professori? Perché non se ne assumono di più? Usiamo i fondi una volta per tutte per gli studenti. L’ateneo lamenta anche la mancanza di spazi quando invece dal 2018 la facoltà di Veterinaria di via Celoria è vuota. Perché non spostiamo alcune lezioni lì? Siamo arrabbiati".
"L’università vuole sospendere il corso solo un anno, ma sanno bene che questa cosa non è possibile perché l’iter per riattivarlo è lungo e richiederebbe un altro anno in più – conclude –. A quel punto, giustificando la chiusura del corso, proveranno a inserire di nuovo il numero chiuso. Ma non ce la faranno. Non staremo a guardare". La coordinatrice della lista ha poi concluso: "Siamo stanchi di essere considerati come un peso. Visto che il corso attrae tanti studenti si implementino politiche e decisioni per non escludere nessuno e mantenere la qualità di insegnamento alta".