Senago (Milano) – "Ho fatto tutto da solo". Alessandro Impagnatiello non ha tirato in ballo complici sulla scena del delitto: nella ricostruzione in caserma, davanti al pm Alessia Menegazzo e ai carabinieri della Omicidi del Nucleo investigativo di Milano coordinati dai colonnelli Antonio Coppola e Fabio Rufino, il 30enne ha assicurato di aver fatto tutto da solo, sferrando 2 coltellate letali alla gola alla compagna incinta, e di non aver coinvolto altre persone neppure dopo l'omicidio, per spostare il corpo della donna dall'appartamento al bagagliaio della sua T-Roc e da lì nella striscia di terra ed erbacce di via Monte Rosa dove è stato ritrovato poco dopo l'una, avvolto in alcune buste di plastica.
La pista del complice
Tuttavia, resta aperta l'ipotesi che qualcuno sia entrato in scena in una seconda fase, per aiutare l'assassino a trasportare il cadavere della ventinovenne fuori di casa: sembra complicato pensare, il ragionamento degli inquirenti, che Impagnatiello sia riuscito a fare tutto da solo, senza destare l'attenzione dei vicini. Uno dei tanti punti da chiarire dell'inchiesta riguarda proprio l'intervento di qualcuno nei momenti successivi a quelli dell'omicidio e del tentativo di bruciare il cadavere, avvenuto in casa.