Senago – Inizierà domani, giovedì 15 giugno, l’esame dei pc trovati nella casa dell’orrore, quella in cui è morta Giulia Tramontano, uccisa con 37 coltellate dal fidanzato Alessandro Impagnatiello, padre di suo figlio Thiago. Per la precisione si tratta dell’incarico peritale per effettuare le copie forensi e iniziare l’analisi dei dispositivi, tra cui tre pc e un tablet, sequestrati nella casa di Senago.
Incongruenze da verificare
Un altro passaggio importante nell’inchiesta, condotta dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Milano e della Compagnia di Rho e coordinata dall’aggiunto Letizia Mannella e dal pm Alessia Menegazzo, che il primo giugno ha portato in carcere il barman 30enne Alessandro Impagnatiello. L’assassino ha confessato, riempiendo i verbali, però, di una serie di incongruenze, e ha fatto ritrovare il corpo, nascosto vicino a dei box poco lontano dall’abitazione, dopo 4 giorni.
È in corso, intanto, una serie di analisi scientifiche decisive per ricostruire tutti gli aspetti della vicenda, tra cui ciò che è accaduto prima dell’omicidio, per verificare se è stato premeditato (da qui l’analisi sui dispositivi per scovare messaggi e altre ricerche on line), e dopo il delitto, cioè se qualcuno possa aver aiutato Impagnatiello nella fase dell’occultamento del corpo.
I Ris al lavoro
Gli accertamenti scientifici che verranno affidati anche ai Ris dovranno dare risposte sulle impronte isolate nell’appartamento e su plastica e cellophane usati per coprire il cadavere. E su quale coltello tra quelli sequestrati sia stato usato dal 30enne, che ne ha indicato uno con una lama da 6 centimetri. Anche su questo punto ci sono dubbi.
In più, gli esami autoptici (il deposito delle relazioni nelle prossime settimane) dovranno chiarire se a Giulia siano state fatte assumere sostanze, come il veleno per topi trovato nello zaino del fidanzato, che potrebbe aver causato danni al feto.
Mentre continuano le ricerche del telefono di Giulia, visionando decine di telecamere gli investigatori stanno ricostruendo tutti i movimenti del 30enne prima e dopo il femminicidio. Lui dice di averlo gettato in un tombino, ma nel luogo indicato non è stato ritrovato alcun cellulare.