Milano – Un sopralluogo per trovare l’arma del delitto e cercare riscontri alla versione del killer. A mezzogiorno, le tute bianche della Sezione investigazioni scientifiche dei carabinieri entreranno nell’appartamento al secondo piano di via Novella 14/A a Senago: lì, dieci giorni fa, Alessandro Impagnatiello ha ucciso la compagna Giulia Tramontano, incinta al settimo mese.
Il coltello
I militari si concentreranno sul coltello usato dal barman trentenne per colpire la donna alla gola e al torace: stando a quanto dichiarato al gip Angela Minerva, l’uomo non se n’è disfatto, ma l’avrebbe lavato e rimesso in un ceppo sopra il frigorifero, insieme agli altri; con ogni probabilità, gli specialisti della Sis prenderanno in consegna tutte le lame nell’abitazione, per poi effettuare i rilievi tecnici e trovare quella compatibile con le ferite sul corpo della ventinovenne.

La rinuncia del legale
A svelare che Impagnatiello ha indicato il luogo dove ritrovare il coltello è stato ieri il suo legale. O meglio, il suo ex legale, visto che Sebastiano Sartori, dopo aver incontrato il reo confesso a San Vittore e averne intercettato “l’angoscia” e la crescente consapevolezza per ciò che ha fatto, ha comunicato di aver rinunciato al mandato “per una questione tra me e il mio assistito”, legata al venir meno del “rapporto fiduciario” tra i due. Ora verrà nominato un difensore d’ufficio, anche se pare che i primi interpellati abbiano rifiutato l’incarico.
L’avvocato della famiglia Tramontano
L’avvocato Giovanni Cacciapuoti, incaricato dalla famiglia di Giulia per partecipare agli accertamenti irripetibili di stamattina e all’autopsia di venerdì, ha spiegato invece che i parenti della 29enne hanno temuto sin dai primi minuti “il tragico epilogo”, sospettando dell’atteggiamento “vago” dell’uomo e “in quanto era difficile pensare che la loro figlia in attesa di un bimbo, nonostante il naufragio della relazione sentimentale, si fosse volontariamente allontanata da casa”.
L’omicidio
Quel pensiero terribile si è rivelato fondato: quando, domenica 28 maggio, la madre e la sorella (ieri risentite dai carabinieri) hanno provato a contattarla al telefono, Giulia era già morta da diverse ore; e il suo corpo si trovava nel garage. La telecamera che sorveglia il passo carraio ha ripreso i movimenti di Impagnatiello dopo l’assassinio: tre video, finiti agli atti dell’inchiesta coordinata dall’aggiunto Letizia Mannella e dal pm Alessia Menegazzo, mostrano cos’ha fatto il barman dopo il blitz delle 2 a Milano, sotto casa della ragazza di 23 anni con cui aveva una relazione parallela. Secondo la sua ricostruzione, l’uomo avrebbe spostato alle 23 di sabato (tre ore dopo l’omicidio) il corpo dalla vasca da bagno al box, dove avrebbe provato a incendiarlo la seconda volta all’alba. Poi lunedì mattina, alle 12.30, l’avrebbe trasportata in cantina, per poi riportarlo nel box martedì notte, infilarlo in auto e abbandonarlo tra le sterpaglie alle 2.30 di mercoledì, meno di ventiquattr’ore prima che venisse ritrovato dai carabinieri su sua stessa indicazione. I tempi, soprattutto dell’ultimo spostamento, non hanno mai convinto gli investigatori, che pensano che il cadavere sia stato lasciato nell’intercapedine di via Monte Rosa nella notte tra lunedì e martedì.