REDAZIONE MILANO

Giungla affitti brevi. Un terzo senza Cin e meno di una su 5 a prova di sicurezza

L’indagine di Federconsumatori a metà novembre a Milano. Dal 1° gennaio le multe per chi non rispetta le norme nazionali.

Ufficialmente, cioè secondo Aigab che sta per "Associazione italiana gestori affitti brevi", a Milano le case offerte per locazioni inferiori ai 30 giorni sarebbero 18.250, pari al 2% del patrimonio immobiliare; e per ciascuna "ce ne sarebbero altre due che i proprietari preferiscono lasciare vuote" per una serie di ragioni, le principali "la preoccupazione per la morosità nella locazione tradizionale" e "le difficoltà legate alla gestione degli affitti brevi". Questo 2%, tuttavia, è concentrato per il 25% - un affitto breve su quattro - in cinque quartieri centrali e turistici, alla faccia della narrazione sui "piccoli proprietari" convogliata con martellanti pubblicità dalle piattaforme che negli ultimi anni hanno lucrato su un mercato ancora pochissimo regolamentato, e sotto accusa nelle grandi città di tutto il mondo, che stanno correndo ai ripari, per i suoi effetti sull’iperturismo e sull’esplosione dei prezzi degli affitti e delle case.

"Milano ha dati coerenti in tutti i segmenti, concentrati sugli operatori professionali", conferma un’indagine realizzata dalla Fondazione Isscon e dall’Osservatorio nazionale di Federconsumatori con il contributo del sindacato inquilini Sunia in dieci città italiane, che ha tentato di misurare il livello di legalità degli affitti turistici alla luce della recente normativa che ha introdotto il Cin (Codice identificativo nazionale) e l’obbigo di dotazioni di sicurezza, con sanzioni per le irregolarità a partire dal 1° gennaio scorso. A Milano, in base al monitoraggio di Federconsumatori su un campione di 90 strutture presenti sulle diverse piattaforme, a metà novembre (l’applicazione delle sanzioni in origine doveva scattare il 2 novembre 2024) solo 60 erano dotate di Cin obbligatorio: il 66,6%. E questo dato, il migliore delle dieci città (dei novecento immobili considerati solo il 52% aveva il codice) è anche il migliore a Milano, dato che sul fronte sicurezza nella nostra città le case ad affitto breve dotate di tutti e tre i dispositivi obbligatori - estintori, rilevatori di gas, impianto antincendio - erano 17 su 90, pari al 18,8% (seconda percentuale migliore dopo Roma, col 24%). Considerando la combinazione tra Cin e dispositivi di sicurezza, gli host completamente in regola erano 16 su 90: il 17,7%.

Come altre città, ricordano i ricercatori di Federconsumatori, anche la nostra ha deciso una stretta alle keybox, simbolo del turismo aggressivo: col nuovo regolamento della Polizia locale che dovrebbe entrare in vigore quest’anno saranno bandite almeno da spazi pubblici come cancelli, pali, dehors, strade o parcheggi arbitrariamente utilizzati per piazzare le cassettine per il self check in (gli ospiti prelevano le chiavi digitando un codice) che levano ai gestori d’affitti brevi persino l’incombenza di ricevere di persona gli inquilini temporanei. Cosa che sarebbe obbligatoria, ha ribadito a novembre il Viminale, per chiunque gestisca strutture ricettive inclusi gli affitti brevi, identificando de visu (dunque non limitandosi a farsi mandare la foto dei documenti) gli ospiti prima di comunicarne le generalità alla Questura entro 24 ore come prevede una normativa in vigore da decenni con finalità antiterrorismo.

Ma "la lotta alle keybox ha soprattutto effetti simbolici, non risolve il problema", sottolineano da Federconsumatori, rimarcando la "crescita esponenziale" del fenomeno degli affitti brevi a Milano negli ultimi anni e il suo "evidente legame con la crisi abitativa", in cui "la crescita fortissima del costo delle abitazioni e l’incremento dei costi delle locazioni" rendono "sempre più complicata la vita delle persone a medio-basso reddito e degli studenti". E concludono che soprattutto nel capoluogo "è più che mai urgente regolamentare e contenere il fenomeno affitti brevi", cominciando con "una decisa azione di contrasto a irregolarità e abusi" che deve partire al di sopra del livello-Comune, "dotando gli amministratori locali di maggiori strumenti normativi e di controllo". Gi. Bo.