Paullo (Milano) – “Noi partigiani abbiamo dato tanto all’Italia, per prima cosa l’abbiamo salvata dall’essere divisa in due". Così diceva nel 2015 Giuseppe Cordani, allora 91enne, rispondendo alle domande di alcuni alunni di terza media impegnati nello studio della Resistenza. Oggi l’ex partigiano è arrivato a festeggiare i cento anni e, col suo bagaglio di ricordi e valori, è stato premiato dal Comune di Paullo, suo paese di residenza, con la stella d’oro, la massima onorificenza cittadina. Doverosa, alla cerimonia in Municipio, anche la presenza dell’Anpi e dell’Associazione combattenti e reduci, che a loro volta hanno omaggiato l’ex attivista con medaglie, attestati e pergamene.
"Della mia età ne restano pochi", ha detto Cordani durante la premiazione, circondato dall’affetto di una grande famiglia allargata, composta da 3 figli, 5 nipoti e 8 pronipoti. Il paullese è in effetti uno dei pochi partigiani ancora viventi. Uomini che hanno contribuito ad assicurare un futuro di democrazia e libertà al Paese.
Nato a Travo, nel Piacentino, il 28 febbraio 1924, primo di cinque figli, a 18 anni fu giudicato "rivedibile" alla leva poiché il padre era un carabiniere in servizio in Sicilia e lui, primogenito, era la sola fonte di sostentamento della famiglia. La tregua durò poco: dopo l’armistizio, "il 25 marzo 1944 uscì il bando che ordinava anche ai giovani della mia età di presentarsi nell’esercito repubblichino. Se non lo avessimo fatto, saremmo stati fucilati – ha raccontato agli studenti della media Curiel di Paullo –. Non fu una decisione facile. Con altri due ragazzi del mio paese, avevamo saputo che in collina si era formato un gruppo di partigiani e scegliemmo di unirci a loro".
Iniziò così la lotta del giovane militante, incaricato, con la sua brigata, di svolgere azioni di disturbo e sabotaggio sulla via Emilia, "per portare via gli autocarri a tedeschi e fascisti. Una volta abbiamo fermato un camion con un rimorchio che trasportava una potentissima arma anticarro. A bordo c’erano sei soldati tedeschi che hanno iniziato a sparare, uccidendo due dei nostri. Anche noi abbiamo reagito e, alla fine, si sono arresi". "Una volta mio nonno e i suoi compagni requisirono ai tedeschi una fornitura di zucchero e la distribuirono agli abitanti della zona. È uno degli episodi che lui ama ricordare – racconta una nipote, Martina Ravera –. Il suo è un insegnamento di tenacia. E coraggio".
Dopo la guerra, diventato autista di Autoguidovie, Cordani si è trasferito a Paullo, dove ha conosciuto sua moglie, Luigia Penati, scomparsa tre anni fa. Per 11 anni è stato conducente di pullman, "facevo sempre la prima corsa del mattino Paullo-Milano, quella delle sei meno un quarto". Poi ha aperto a Settala una concessionaria d’auto, tuttora in attività. È rimasto sempre fedele agli ideali della Resistenza, che ha contribuito a diffondere anche in qualità di presidente locale dell’Anpi, incarico che ha rivestito per 25 anni. A lui si deve la realizzazione del monumento alla Liberazione, nel parco San Tarcisio: fu lui stesso a scegliere il blocco di granito, dal quale ricavare l’opera. "In epoca Covid, ha insistito perché il corteo del 25 Aprile passasse sotto casa sua. E così è stato", racconta il sindaco di Paullo Federico Lorenzini, che ha presieduto la premiazione insieme all’assessore Gabriele Guida. Un omaggio doveroso, per l’ultimo partigiano.