GIULIO MOLA
Cronaca

Addio Giussy Farina, una vita col pallone nel cuore e i 4 anni al Milan: dall’inferno della B all’era Berlusconi

Aveva 81 anni. Appassionato di calcio da sempre, doti manageriali e “collezionista” di squadre: ben 12 sono passate dalle sue mani, dal Lanerossi Vicenza al Padova. La presidenza del Milan negli anni bui della retrocessione e il colpo di fulmine per Paolo Rossi

Un mito rossonero, Gianni Rivera, assieme a Farina a San Siro

Un mito rossonero, Gianni Rivera, assieme a Farina a San Siro

Milano, 22 aprile 2025 – “Il mio nome vero sarebbe Giuseppe Antonio. Ma è troppo lungo. Così in famiglia divenni Giussano, nulla a che vedere però con l’Alberto della leggenda e di qui il vezzeggiativo Giussy”. Così Giuseppe Farina, forse uno dei manager di calcio proprietario del maggior numero di squadre, si confrontava simpaticamente con gli interlocutori raccontando aneddoti del passato fra una battuta e l’altra, di quelle che piacevano persino al “rivale“ GianPiero Boniperti.  

Anni complicati (1982-1986) 

Con Farina lui se ne va un altro pezzo di storia del Milan, forse quella che i tifosi rossoneri non amano ricordare. Ma volenti o nolenti l’imprenditore veneto, classe 1933 (era nato a Gambellara, avrebbe compiuto 92 anni il prossimo 25 luglio), dirigente di un altro calcio che ormai non esiste più, riusciva sempre a far parlare di sé. Nel bene e nel male. Fu numero uno del Milan in un periodo molto complicato (dal 1982 al 1986 prima di consegnarlo a Silvio Berlusconi), dopo averlo acquistato da Felice Colombo e a pochi mesi dal ritorno in Serie A in seguito allo scandalo del Totonero.

Giuseppe Farina era nato il 25 luglio 1933 a Gambellara in provincia di Vicenza
Giuseppe Farina era nato il 25 luglio 1933 a Gambellara in provincia di Vicenza

Col Lanerossi Vicenza

Ma ancor prima aveva condotto il Lanerossi Vicenza (ribattezzato dai tifosi locali il “Real Vicenza“ di G.B. Fabbri e Paolo Rossi, autore di 24 gol nella storica annata e negato alla Juventus in una sessione del calciomercato: il giocatore andò alle “buste“ e alla fine passò in bianconero), di cui è stato il patron per dodici anni, al secondo posto in Serie A nella stagione 1977-78. E poi Padova, Audace, Valdagno, Legnago, Schio, Rovigo, Belluno, Rovereto, Modena e Palù. La presidenza di dodici club in tutto. Non solo, visto che con due cordate differenti cercò di acquistare il Verona e il Venezia.   

Paolo Rossi, campione indimenticato della vittoria ai Mondiali del 1982, assieme a Farina ai tempi della sua militanza al Lanerossi Vicenza
Paolo Rossi, campione indimenticato della vittoria ai Mondiali del 1982, assieme a Farina ai tempi della sua militanza al Lanerossi Vicenza

Gli affetti e la famiglia 

Dodici squadre, dunque. Ma anche varie compagne e due mogli da cui ha avuto sette figli. E tante battaglie col pallone fra le mani, dopo aver girovagato per tanti anni fra Sudafrica, Namibia e Spagna. Da alcuni anni, dopo aver vissuto sulle Torricelle, nella Casa dei sogni, la meravigliosa abitazione dell’avvocata Luciana Gaspari (sposata nel 2009) la sua residenza era a Bosco di Zevio, presso l’Associazione Betania, fondata nel 1990 da Antonietta Vitale, che ha voluto ricordare con una Onlus il villaggio dove Gesù fece risorgere Lazzaro. In realtà Farina era ancora convinto di vivere a casa sua, perché lì in Corte Santo Spirito erano cresciuti i suoi ragazzi. Il primo matrimonio fu nel 1956 con un’altra veronese, la contessa Carla Rizzardi, da cui ebbe sei figli. Dal 1994 la seconda compagna, Marisa Fabbro, che gli ha dato Luigi, il settimo figlio.  

Il Diavolo all’inferno 

Farina rilevò il Milan il 19 gennaio 1982, subentrando a Gaetano Morazzoni. Erano i tempi in cui, fra mille difficoltà, c’era Gigi Radice in panchina sostituito dopo pochissimi giorni con Italo Galbiati. Ma il Diavolo non riuscì a salvare quella maledetta stagione, chiuse al 14° posto, retrocedendo in Serie B per la seconda volta. Nel 1982-83 arrivò Ilario Castagner, il quale conquistò subito la promozione riportando il Milan nella massima serie. L’annata successiva, però, non andò bene: Castagner venne esonerato, spalancando il ritorno di Niels Liedholm nell’annata 1984-85. Con il “Barone“ in panchina il Milan tornò in Europa dopo alcuni anni ottenendo la qualificazione in Coppa UEFA. Farina lasciò l’incarico e la società nel 1986, per via di una situazione finanziaria molto critica (debiti per circa 13 miliardi delle vecchie lire). 

Niels Liedholm assieme a Silvio Berlusconi
NERI - NILS LIEDHOLM - foto IPP/alberto sabattini milanello 1986 nella foto silvio berlusconi presidente del milan con l'allenatore Nils Liedholm

"Andai da Silvio Berlusconi ad Arcore. Prendilo tu – raccontava in un’intervista di qualche anno fa –. Fui arrestato poco dopo per “falso in bilancio“, un reato che oggi non esiste nemmeno più. Il mio avvocato s’era accordato per il rilascio, invece mi tennero in cella 48 ore. Cominciai lo sciopero della fame. ‘Se non passi tre giorni in galera, in Italia non sei nessuno‘, commentò mia sorella. Aveva ragione”.   

Silvio Berlusconi assieme ad Arrigo Sacchi e a Franco Baresi appena atterrato a Linate con la Coppa Intercontinentale: è il 1989
Silvio Berlusconi assieme ad Arrigo Sacchi e a Franco Baresi appena atterrato a Linate con la Coppa Intercontinentale: è il 1989

Il mito Baresi 

  Al suo posto venne eletto Rosario Lo Verde, che rimase al timone del club come reggente. Il 20 febbraio 1986 Silvio Berlusconi, il presidente di Fininvest, rilevò la società, ripianando il debito e salvando il Milan dal fallimento. "Non lo sopportavo, ma lo votavo”, rivelò “Giussy“ dopo aver appreso, con dispiacere, la notizia della scomparsa dell’ex Cavaliere. “A Berlusconi lasciai Baresi, Costacurta, Tassotti, Albertini, Maldini, gente che ha vinto tutto”. E ancora, nei suoi racconti: “Franco Baresi il miglior giocatore avuto. Dava tutto sé stesso. Parlare con lui era parlare con un uomo”. E ancora: “L’affare migliore che ho combinato nel calcio? Quello di ritirarmi. Il peggiore? Quello di entrarci”. Ma Farina più volte ha sempre ripetuto il suo rimpianto più grande: “In 35 anni di calcio uno scudetto me lo sarei anche meritato...”.