REDAZIONE MILANO

L’inchiesta sulle cyber-spie. Avevano messo gli occhi anche su Alberto Genovese e i boss Morabito e Riina

E ancora, emersi c contatti sospetti tra l’ex superpoliziotto Gallo e Boiocchi: voleva il parcheggio gratis a San Siro

Alberto Genovese, l‘ex manager condannato a oltre otto anni di carcere per violenza sessuale e lesioni nei confronti di due ragazze

Alberto Genovese, l‘ex manager condannato a oltre otto anni di carcere per violenza sessuale e lesioni nei confronti di due ragazze

Milano – Spuntano anche i festini di Terrazza Sentimento, che hanno portato alla condanna per violenza sessuale dell’ex “mago delle startup” Alberto Genovese, tra le carte della maxi-inchiesta che ha smantellato la presunta rete di cyber-spioni. Un riferimento a quel caso finito al centro delle cronache che emerge da una conversazione intercettata fra l’hacker Nunzio Calamucci e Giulio Cornelli, anche lui ai domiciliari. "Hanno fatto anche il caso Genovese insieme loro", spiega Calamucci riferendosi all’ex carabiniere Vincenzo De Marzio, indagato, e a un altro uomo. Cornelli replica: "Esatto (...) Sto cercando di capire come è possibile, perché nel 2021 a ottobre io stavo lavorando a quel caso con Enzo. Sono andato anche a vedere la fatturazione per riuscire a capire se dalla fatturazione ha fatto questa richiesta ma non riesco a scorporarla dalle varie competenze per il caso Genovese".

In un’altra conversazione, con l’informatico Samuele Abbadessa, Calamucci si sofferma anche sulla raccolta di atti giudiziari. "Abbiamo l’oro in mano – spiega – abbiamo le palle del toro. L’80% di questo materiale è fatto in nome del popolo italiano quindi è legale". Poi delinea una strategia per mettersi al riparo. "Io e Carmine (Gallo, ndr) ci siamo iscritti come giornalisti pubblicisti – sottolinea – perché la licenza investigativa non ci copre dal rischio penale, invece essendo giornalista quando vai a testimoniare dici che la fonte è privata". Gli atti giudiziari arrivavano da "alcuni amici di Carmine". Calamucci, in una conversazione intercettata dai carabinieri sempre il 5 maggio dell’anno scorso, si vantava con il suo interlocutore di avere "documenti dell’epoca del primo ministro Silvio Berlusconi, fatto da un carabiniere nostro amico".

Parla di un "video di Morabito", riferendosi al boss Rocco Morabito arrestato in Brasile ed estradato dopo una lunga latitanza, cita materiale sui boss Bernardo Provenzano e Totò Riina: "Questa documentazione qua sono abbastanza certo che in Italia non ce l’abbia nessuno". Dalle indagini emergono anche altri incroci, come quello con il caso Boiocchi, il capo ultrà dell’Inter ucciso a colpi di pistola a Milano. L’ex super poliziotto Carmine Gallo, ora ai domiciliari, è definito dagli inquirenti come una persona "tentacolare", che sarebbe "addirittura pronta a scendere a patti con esponenti della criminalità milanese per ottenere la disponibilità di un posto auto presso San Siro, da utilizzare per ragioni di rappresentanza ossia per consentirne l’utilizzo gratuito ai propri clienti". I pm parlano, infatti, del "proposito manifestato da Gallo di contattare a tal fine il noto pregiudicato Vittorio Boiocchi, nelle more ucciso a colpi d’arma da fuoco a Milano". Spuntano anche rapporti del gruppo con Vito Cardinale, re delle discoteche milanesi e storica anima dell’Hollywood. Riferendosi a uno degli indagati, Gallo esprime in una conversazione intercettata la sua preoccupazione: "È troppo legato a Vito, troppo. Per il porto d’armi, e quello e quell’altro, qualsiasi cosa. Vito lo conosco pure io, siamo amici, ci mancherebbe altro, però che ti posso dire?".