FABRIZIO
Cronaca

Gli affari sporchi cancellano la passione

Indagine svela loschi affari e collusioni nel calcio: da San Siro emergono traffici illeciti e minacce, coinvolgendo ultrà, 'ndrangheta e dirigenti. Procuratore antimafia solleva il velo sulla corruzione nel mondo del pallone, esortando a non voltare le spalle alla cruda verità.

Gli affari sporchi cancellano la passione

Indagine svela loschi affari e collusioni nel calcio: da San Siro emergono traffici illeciti e minacce, coinvolgendo ultrà, 'ndrangheta e dirigenti. Procuratore antimafia solleva il velo sulla corruzione nel mondo del pallone, esortando a non voltare le spalle alla cruda verità.

Lucidi

E invece del verde profumato dei campi d’erba restano l’odore nauseabondo e il colore stinto dei soldi sporchi. I contanti, l’unica cosa che conta. "...Lo sai benissimo ...io non faccio le cose per lo striscione....a me non me ne frega un emerito c...!", chiosa con sincerità in una intercettazione Andrea Beretta, leader della Curva Nord, assassino del “rivale“ Antonio Bellocco, rampollo dell’omonima famiglia di ’ndrangheta che ha messo gli occhi sul nuovo business.

E San Siro? "Territorio franco", "fuori da ogni controllo di legalità", campo di "scontri violenti" che con "la rarefazione delle forme di contrasto" crea "le condizioni per il successivo controllo di ogni iniziativa economica", annotano i magistrati. Dai parcheggi, con estorsioni da 4mila euro al mese, fino al catering, dagli ambulanti dei panini al facchinaggio, fino alle bibite vendute dentro San Siro. Incassi per milioni di euro. Tra capi ultrà che fanno la cresta perfino sulla birra, complici che svuotano la curva a colpi di schiaffi ai dubbiosi dopo la morte dello “zio“ Vittorio Boiocchi, imprenditori dei parcheggi che per proteggersi dalle richieste della Nord assoldano ’ndranghetisti. Minaccia contro minaccia. Occhio per occhio, dente per dente. Affari illeciti e patti inconfessabili stretti nel silenzio assordante delle società.

Nessun indagato tra i club, finora, ma quanto fuori luogo risultano quelle telefonate al cellulare, quegli incontri clandestini tra capi ultrà con una sfilza di precedenti penali lunga così con calciatori di ieri e di oggi, o dirigenti sportivi dal curriculum e doppiopetto immacolato.

"Bisogna smettere di far finta di niente", ha ammonito ieri il procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo Giovanni Melillo. Ecco, senza la voglia di guardare in faccia la dura realtà, senza il coraggio di guardare negli occhi i bambini che ci credono, a quel magnifico romanzo popolare che è il calcio, ancora una volta tutto cambierà – gattopardescamente – perché non cambi davvero nulla. E tra qualche mese o anno, saremo di nuovo qui. A contare scuotendo la testa i soldi (sporchi) e i danni (incalcolabili) al nostro calcio. E ai nostri figli.