GIULIA BONEZZI
Cronaca

Gli ostaggi, le lacrime, il ricordo: "Sconvolti dall’odio antisemita". E Sala: Segre, guida della città

La cerimonia in sinagoga a un anno dal pogrom di Hamas. "Israele ha tutto il diritto di difendersi". Superate le incomprensioni della Comunità con il sindaco. "Basta trattare i razzismi come ragazzate". .

La cerimonia in sinagoga a un anno dal pogrom di Hamas. "Israele ha tutto il diritto di difendersi". Superate le incomprensioni della Comunità con il sindaco. "Basta trattare i razzismi come ragazzate". .

La cerimonia in sinagoga a un anno dal pogrom di Hamas. "Israele ha tutto il diritto di difendersi". Superate le incomprensioni della Comunità con il sindaco. "Basta trattare i razzismi come ragazzate". .

"Liberare gli ostaggi per cessare il fuoco". C’è lo striscione del presidio della mattina sul cancello della sinagoga centrale di via della Guastalla, dove si ricorda “Un anno dal pogrom - Il dramma dei rapiti e la nuova ondata di antisemitismo”, a dodici mesi dal 7 ottobre dell’incursione dei terroristi di Hamas da Gaza che ha scatenato la guerra in Medioriente. Entrano uno dopo l’altro la senatrice a vita Liliana Segre, il presidente del Senato Ignazio La Russa e quello del Copasir Lorenzo Guerini, il sindaco Giuseppe Sala e il presidente della Regione Attilio Fontana, il prefetto Claudio Sgaraglia e il questore Bruno Megale, arriva pure la ministra del Turismo Daniela Santanchè, e il collega dell’Istruzione Giuseppe Valditara manda un videomessaggio. E tante persone della comunità ebraica ma non solo, in fila già un’ora prima dell’inizio sotto la pioggia, attraversando il controllo al metal detector, poi quello delle borse, senza scomporsi. "Ce ne sono ancora 500 fuori", dice Ilan Boni, vicepresidente della Comunità ebraica di Milano. Tocca a lui aprire la cerimonia ricordando quell’alba di un sabato di 12 mesi fa nel Sud di Israele, "l’attacco su più fronti dei terroristi di Hamas, con missili, droni che hanno messo fuori uso le telecamere di sicurezza, migliaia di miliziani" perfino "atterrati in deltaplano, un’intera città, Sderot, sopraffatta", la gente assassinata alla fermata del bus, "i rastrellamenti casa per casa, intere famiglie sterminate, madri uccise davanti ai figli e figli uccisi davanti alle madri, abusi e torture di ogni tipo", quei 1.200 morti di quel giorno per cui si dice una preghiera e si osserva un laico minuto di silenzio, ma soprattutto i 240 ostaggi, di cui un centinaio ancora nelle mani di Hamas.

Nomi e foto scorrono sugli schermi, "ciascuno di noi ogni mattina deve guardarsi allo specchio e pensare a loro", dice il presidente della comunità Walker Meghnagi, e "dobbiamo tutti fare un mea culpa perché ce li siamo un po’ dimenticati", aggiunge il rabbino Alfonso Arbib, confessando il proprio stupore per il 7 ottobre e per "l’ondata di antisemitismo che ci ha travolti subito dopo", con le foto degli ostaggi strappate dalle strade di Milano prima che il governo israeliano iniziasse ogni operazione militare su Gaza. Eppure "i segnali c’erano, ad esempio i picchi di antisemitismo dopo la Giornata della Memoria – dice rav Arbib –. Dichiarare che l’antisemitismo non ha diritto di cittadinanza non toglie il fatto ce c’è, è una patologia ereditaria da migliaia di anni. Il fatto che le vittime ebree non suscitino tutta questa empatia è un fallimento educativo".

Le autorità parlano senza ambiguità, da La Russa ("Mi avvicino in punta di piedi, conscio che la mia provenienza politica possa essere motivo di turbamento") a Guerini ("Israele ha il diritto di esistere e difendersi da chi lo vuole cancellare") al sindaco Sala, che incassato un caloroso benvenuto da Meghnagi ("C’è stato qualche misunderstanding tra noi spero superato, la sua presenza qui è più preziosa di quanto possa immaginare"), definisce il 7 ottobre 2023, "che è stato il più grande pogrom di ebrei dalla seconda guerra mondiale, dal mio punto di vista è stato più di tutto un insulto alle donne. Naturalmente c’è bisogno di riaffermare la politica, il dialogo, come abbiamo imparato noi italiani con l’esperienza orribile della guerra, ma oggi siamo qui per portare solidarietà alla comunità ebraica" e "non ci deve essere alcuna ambiguità, l’antisemitismo mascherato da antisionismo di maniera non deve mai essere banalizzato" né "forme di razzismo considerate “ragazzate”, da chiunque provengano". E il sindaco, come altri prima e dopo di lui, chiama un applauso per la senatrice Segre, "in questo momento la guida più importante che ha Milano", cittadina italiana sopravvissuta ad Auschwitz per trovarsi bollata come “agente sionista” a una manifestazione pro Palestina da un ex rugbista, ex personaggio tv denunciato per averla insultata sui social. Voci anche in piazza San Babila nel pomeriggio, dove un centinaio di persone coordinate da Ampi (Associazione milanese pro Israele) e Adi (Amici di Israele) hanno sventolato lo stesso striscione di via Guastalla: "Liberare gli ostaggi per cessare il fuoco".