GIOVANNI CHIODINI
Cronaca

"Gli spazi per i dipendenti sono angusti e inadeguati"

Alla Italmondo di Ossona spogliatoi, bagni e zona mensa sono finiti sotto la lente d’ingrandimento dei sindacati. "L’azienda intervenga"

di Giovanni Chiodini

Le persone che lavorano nel magazzino di Ossona di Italmondo, azienda leader nel settore delle spedizioni, hanno a disposizione solo due piccoli moduli, collocati nell’ampio capannone, per la consumazione dei pasti, che deve obbligatoriamente avvenire a turno, e solo due bagni, uno per gli uomini e uno per le donne, affiancati. Vicini al bagno e al posto doccia, due soli lavandini: sempre uno per le donne e uno per gli uomini. Mancano anche degli spazi adibiti a spogliatoi, tanto che i lavoratori sono costretti a recarsi in azienda già con gli indumenti di lavoro e anche quando escono non hanno la possibilità di cambiarsi. "È una situazione inaccettabile per un posto di lavoro dove ci sono una novantina di persone. Non c’è rispetto della dignità e della privacy. Ma neanche delle norme sanitarie imposte dalla pandemia: ai tavoli i lavoratori mangiano stando uno vicino all’altro" afferma Maurizio Zaccaria, segretario della Fit Cisl. Zaccaria ha avuto modo di verificare le condizioni in cui i lavoratori sono obbligati a muoversi in occasione dell’assemblea svolte nei giorni scorsi nelle diversi sedi milanesi dell’azienda (due a Lainate, la sede centrale di Arluno e quella di Ossona, negli ex magazzini Bertola). Le assemblee erano state organizzate per avviare una richiesta di adeguamento dei contratti alla normativa nazionale.

"In Italmondo i dipendenti sono soprattutto degli impiegati. La parte invece manuale, i mulettisti che effettuano le operazioni di carico e scarico, sono dipendenti di una cooperativa, la Fai Coop – spiega Zaccaria –. La cooperativa non applica correttamente il contratto, mantenendo ormai da decenni tutti i suoi dipendenti a un livello inferiore. Lo fa perché se richiede alla committente un rimborso più alto, tale da riconoscere il giusto compenso ai lavoratori, rischia di perdere gli appalti, come accaduto già nella sede di Roma e come sta accadendo in quella di Settimo Torinese. È nostra intenzione avviare una mobilitazione nazionale affinché i dipendenti siano trattati in modo adeguato". "Ossona è la sede più disagiata, ma anche nelle altre gli spazi non sono a norma. Possibile che in tutti questi anni non ci sia mai stato nessuno dell’Ispettorato del Lavoro o dell’Ats che sia mai venuto a controllare? Speriamo che dopo questa denuncia qualcosa si smuova e questa gente possa continuare a lavorare nel pieno rispetto delle norme igieniche e sanitarie".

L’azienda, interpellata a tale riguardo da “Il Giorno“, non ha ritenuto di dover fornire delle risposte.