NICOLA PALMA
Cronaca

Glovo, stangata dall’Authority: i rider sono come postini. Scatta la multa

Milano, il Garante delle comunicazioni contro Foodinho che controlla i ciclofattorini con lo zaino giallo, considerandoli lavoratori autonomi

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Uno dei ciclofattorini di Glovo, marchio controllato in Italia da Foodinho, che ha il 100% delle quote di Glovo Infrastructure

Milano - I ciclofattorini con portavivande giallo che incrociamo ogni giorno per strada e che ci consegnano a tutte le ore cibo o altri prodotti vanno considerati postini a tutti gli effetti. Peccato che la società che gira loro le consegne da fare non sia in possesso dell’autorizzazione prevista dalla legge, rilasciata dal Ministero dello Sviluppo economico. Tradotto: Foodinho, la srl con sede legale in via Pirelli a Milano che controlla il 100% delle quote di Glovo Infrastructure (e che a sua volta è di proprietà della società spagnola Glovo App23 sl), opera “abusivamente”, garantendosi un vantaggio competitivo sui concorrenti e impedendo ai consumatori di beneficiare delle tutele previste dalla legge (carta dei servizi, reclami e definizione delle controversie). Ecco, in estrema sintesi, il contenuto dell’ordinanza-ingiunzione emessa nei giorni scorsi dall’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, che ha imposto al colosso del delivery (151 milioni di euro di fatturato nel 2022) di pagare una multa di 150mila euro e l’ha diffidato “dal porre in essere ulteriori comportamenti in violazione degli obblighi inerenti all’autorizzazione generale”.

I tecnici si sono concentrati innanzitutto sul funzionamento della piattaforma Glovo, che governa “l’intero processo di acquisto e recapito di un prodotto”. Funziona così: l’utente effettua l’ordine sull’app; l’ordine viene notificato al ristorante o all’esercizio commerciale interessato, che procede alla preparazione; allo stesso tempo, la stessa applicazione invia la notifica al rider più vicino, che “procederà all’accettazione dell’ordine, al ritiro del prodotto, alla sua etichettatura e infine alla consegna mediante una “gita” secondo le rotte indicate sull’app”. Chi sono i rider? Per la società sono “lavoratori autonomi”, selezionati attraverso colloqui che servono soprattutto “a valutare la comprensione della lingua italiana e, nel caso di extracomunitari, la regolarità della propria posizione sul territorio”. Per quanto riguarda la retribuzione, Foodinho prevede “una retribuzione minima oraria normalmente raggiunta attraverso le consegne effettuate ovvero, qualora il numero modesto di consegne non lo consenta, il corriere beneficia dell’accredito automatico dell’importo mancante per il raggiungimento della retribuzione minima oraria”, fissata dal contestato contratto collettivo (definito “pirata” dai sindacati confederali) siglato nel 2020 dall’associazione di categoria Assodelivery e dall’Ugl. Queste premesse hanno portato l’Agcom ad affermare che l’attività di Glovo “in nulla differisce dalla tipica attività postale”. Il motivo? Al di là delle modalità “sui generis” di etichettatura, “il ciclo postale si rinviene nell’attività di raccolta, smistamento e consegna”.

In particolare, “emerge che Foodinho non si limita a esternalizzare la fase del ritiro e della raccolta mediante partnership commerciali con soggetti che operano in assoluta autonomia e libertà imprenditoriale, ma organizza, coordina e controlla tali fasi, mediante il software che governa la piattaforma e i rider ai quali viene dato il relativo input”. Di più: attraverso “il sistema di selezione, organizzazione, coordinamento e controllo” dei ciclofattorini, nonché “della gestione delle loro rotte, dei loro tempi, delle loro dotazioni, di traccia e monitoraggio delle consegne effettuate”, la società “esercita un potere di direzione, coordinamento e controllo organizzativo e imprenditoriale sulla rete – che essa stessa ha costituito – degli operatori che effettuano il recapito al cliente finale”. Conclusione: Foodinho gestisce un vero e proprio servizio postale, “in assenza del titolo abilitativo” previsto dalla delibera 129 del 2015 dell’Authority. In questo modo, l’azienda “cagiona un pregiudizio all’intero settore delle consegne cosiddette di ultimo miglio, a detrimento di quei corrieri che assumono di sé tutti gli oneri imposti dalla normativa vigente, tra i quali segnatamente quelli inerenti al rispetto dei contratti collettivi di categoria a tutela dei lavoratori e quelle a tutela dei consumatori, a detrimento dell’intero sistema della distribuzione e della consegna”.

E ancora: “Il carattere abusivo dell’attività è diffuso lungo tutta la catena del ciclo postale e non deriva da negligenza, ma dalla consapevole trasfigurazione dell’attività come estranea al settore postale; difatti, la condotta di Foodinho non è omissiva (non essersi curata che i rider fossero muniti di titolo), ma commissiva, consistente nell’aver creato una rete di offerta di servizi postali al pubblico, con impiego del proprio brand e del proprio know how e sotto i propri poteri di organizzazione, direttivi e di controllo”.