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Chi è Graziano Mesina, la primula rossa sarda dai 22 tentativi di evasione di cui 10 riusciti

Noto anche per il suo ruolo di mediatore nel sequestro di Farouk Kassam, è stato condannato a 30 anni nel 2020 per associazione a delinquere finalizzata al traffico di droga

Una vecchia immagine di Graziano Mesina, in libertà

Milano - Noto anche con lo pseudonimo di Gratzianeddu , Graziano Mesina, 81 anni tra meno di una settimana, è il più famoso esponente del banditismo sardo del dopoguerra. Conosciuto per le numerose evasioni (ventidue, di cui dieci riuscite) e per il suo ruolo di mediatore nel sequestro di Farouk Kassam, è stato condannato a 30 anni in via definitiva dalla Cassazione il 3 luglio 2020 per associazione a delinquere finalizzata al traffico di droga. La sera prima dell’emissione dell’ordine di carcerazione aveva lasciato di nascosto la sua abitazione di Orgosolo e da allora era rimasto latitante per 18 mesi, fino a un blitz del Ros dei carabinieri in una casa della Barbagia, dove era stato trovato in jeans e maglione, tra medicinali, uno zainetto con 6mila euro in contanti, coperte e sacchetti di plastica, ma senza tv e tantomeno cellulare.

Lo scorso maggio, mentre era già a Nuoro, gli era stata confermata un’altra condanna in appello a 6 anni e 8 mesi per usura ed estorsione. Mesina era già stato in un carcere lombardo, quello di Voghera, da cui era uscito nel 2004 dopo aver ottenuto la grazia dall’allora presidente della Repubblica Ciampi. Era tornato nella sua Orgosolo, dove era stato riarrestato nel 2013, e per sei anni aveva ancora scontato la pena, prima di uscire, nel 2019, per decorrenza termini. L’anno dopo l’ultima rocambolesca fuga, adesso il nuovo trasferimento. Mesina subisce il primo arresto nel 1956 a 14 anni per porto d’armi abusivo essendo stato trovato in possesso di un fucile calibro 16 rubato.

Nel maggio del 1960 viene arrestato nuovamente per aver sparato in luogo pubblico. Portato nella caserma dei Carabinieri, riuscì a evadere dopo aver forzato la porta della camera di sicurezza. Dal carcere di Nuoro fu inviato al Tribunale di Sassari per rispondere di un tentato omicidio ai danni di un vicino di pascolo, vicenda avvenuta tempo prima nelle campagne di Ozieri. Durante il trasferimento per il conseguente processo, riuscì a liberarsi dalle manette. Alla stazione di Macomer, saltò dal treno e scappò, ma fu catturato poco dopo da alcuni ferrovieri. Nella sua lunga carriera criminale, l’episodio forse più significativo è del 1992 quando, durante la vicenda del sequestro del piccolo Farouk Kassam, Graziano Mesina interviene in Sardegna durante uno dei suoi permessi, con la funzione di mediatore, nel tentativo di trattare la liberazione con il gruppo di banditi sardi responsabili del sequestro del bimbo rapito a Porto Cervo il 15 gennaio e liberato a luglio.

Le circostanze della liberazione non sono mai state del tutto chiarite. Alla versione della polizia e del governo, che ha sempre negato che fosse stato pagato un riscatto, si contrappone quella di Mesina ribadita in alcune interviste, secondo cui la polizia pagò circa un miliardo di lire per il rilascio dell’ostaggio, aiutando la famiglia del bambino a soddisfare le richieste dei rapitori. Mesina, sospettato di progettare un nuovo sequestro di persona, viene nuovamente incarcerato a Voghera per scontare la pena all’ergastolo. In relazione a questi nuovi procedimenti giudiziari, Mesina ha sempre sostenuto la tesi del complotto contro di lui da parte dei servizi segreti, a causa del suo coinvolgimento nel sequestro Kassam.

Secondo gli inquirenti, con la sua banda stava progettando un sequestro di persona: aveva già fatto un sopralluogo e fornito dettagli precisi sull’ostaggio ai suoi sodali, così come è emerso dalle intercettazioni. Inoltre è ritenuto dai magistrati della DDA di Cagliari capo di una potente organizzazione dedita a traffico di stupefacenti, furti e rapine. Dovrà rispondere peraltro di associazione per delinquere. Il 12 dicembre 2016 viene condannato a 30 anni di reclusione dal tribunale di Cagliari, che dispone altresì la revoca del provvedimento di grazia. Il 7 giugno 2019 viene tuttavia scarcerato per decorrenza dei termini.

La Cassazione rigetta il ricorso del legale, ma il 2 luglio 2020, i carabinieri recatisi presso l’abitazione dell’uomo per notificare il verdetto e ricondurlo in carcere non trovano nessuno. Mesina, a 78 anni, è nuovamente latitante. A inizio febbraio 2021 viene inserito dal Ministero dell’Interno nell’elenco dei latitanti di massima pericolosità. Nella notte tra il 17 e il 18 dicembre 2021, durante un’azione coordinata del ROS e del GIS dei Carabinieri, viene trovato in un’abitazione di Desulo e ricondotto nel carcere di Badu ‘e Carros. Nel giugno 2022 viene poi trasferito nel carcere di Opera.