Inchiesta sul gruppo Campari, l’accusa: evasione fiscale da un miliardo. Due indagati

Al centro degli accertamenti c’è la holding lussemburghese Lagfin: si sospetta il mancato versamento della cosiddetta exit tax, legata a un’operazione di fusione transfrontaliera. L’azienda respinge gli addebiti

La sede della Campari a Sesto (Spf)

La sede della Campari a Sesto (Spf)

Milano, 26 giugno 2024 – È una delle aziende-simbolo nell’Italia dell’enogastronomia. Fa rumore l’inchiesta aperta dalla procura di Milano su una presunta maxi-evasione fiscale imputata a una delle società del gruppo Campari, produttore dello storico aperitivo dall’inconfondibile colore rosso.

L’indagine

Scintilla del fascicolo sono gli accertamenti compiuti dai militari del nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di finanza. La presunta evasione fiscale che verrebbe contestata alla holding lussemburghese Lagfin, anello della lunga catena di società della Campari, è di circa un miliardo di euro, su una base imponibile di circa 5 miliardi.

Le accuse

Il fascicolo, in cui si ipotizza l'omessa dichiarazione dei redditi e l'omesso versamento delle imposte e con al centro una presunta "stabile organizzazione occulta", è coordinato dai pm Enrico Pavone e Bianca Baj Macario e condotto dalla Guardia di finanza in collaborazione con l'Agenzia delle Entrate.

Il gruppo Campari ha sede a Sesto San Giovanni. Di recente ha annunciato l’intenzione a trasferirsi in centro a Milano, in un palazzo di recente acquistato al civico 2 di corso Europa. Lo spostamento è previsto per il 2027.

I controlli

La segnalazione all’Agenzia delle entrate da parte della Guardia di finanza è stata inviata una settimana fa, all’esito di un’attività di verifica fiscale su Lagfin Italian Branch, la filiale italiana della holding lussemburghese del gruppo Campari. Al momento, tra legali rappresentanti e responsabili, ci sono due indagati.

Da quanto si è saputo, al centro della vicenda, che è simile al caso Exor (pagò oltre 700 milioni al fisco), ci sarebbe una questione di un mancato versamento della cosiddetta "exit tax" legata a un'operazione di fusione transfrontaliera tra Alicros, la precedente holding del gruppo fondato nel 1860, e Lagfin con sede in Lussemburgo - che controlla il 51,3% delle azioni e il 38,8% dei diritti di voto della olandese Davide Campari Milano NV - alla quale è stata, tra l'altro, affiancata la filiale italiana, con sede nel capoluogo lombardo, per mantenere una "stabile organizzazione" nel nostro Paese.

In questo schema finanziario, la contestazione, su cui sono in corso gli accertamenti, alla fine è quella di non aver saldato i conti con il fisco.

La difesa

La nuova indagine, affidata ai pm Enrico Pavone e Bianca Maria Baj Macario, è ancora alle battute inziali, così come il procedimento tributario nato da una attività ispettiva delle Fiamme Gialle milanesi cominciata nel 2019.

Gli anni al centro delle contestazioni, respinte dal gruppo proprietario dei più importanti marchi degli aperitivi, tra cui Bitter, Aperol e Crodino, sono quelli compresi tra il 2018 e il 2020. Con la trasmissione del "processo verbale di constatazione" a Roma, i legali della società della famiglia Garavoglia avranno 60 giorni di tempo per le loro controdeduzioni e poi scatteranno le contestazioni con accertamento.

Parallelamente al fronte tributario, correrà il profilo penale che, ovviamente, come già avvenuto in tanti casi del genere, terrà conto, però, di un'eventuale transazione con l'erario.

La nota 

"In merito ad alcuni articoli usciti in data 26 giugno su diverse testate giornalistiche, Campari Group

precisa che nè Davide Campari-Milano N.V. né alcuna delle sue società controllate sono oggetto di indagine da parte delleautorità. Non è di conseguenza previsto alcun impatto per Davide Campari-Milano N.V. né per alcuna delle sue società”.