
Guido Bertolaso, assessore al Welfare della Lombardia
Milano – Ieri, durante la consueta seduta della Giunta regionale, lo ha voluto sottolineare: "Noto di essere continuamente oggetto di attenzioni particolari". Subito dopo l’aggiunta: "Ma ho le spalle larghe". Questo il senso delle parole proferite da Guido Bertolaso, assessore regionale al Welfare. Nell’esprimerle non ha manifestato o tradito alcuna particolare animosità. La sua è sembrata, piuttosto, la tranquillità di chi ha accettato di "giocare i tempi supplementari", di chi ha accettato di restare nell’esecutivo lombardo per un altro quinquennio, sebbene fosse pronto ad appendere le scarpe al chiodo, a dedicarsi a vita privata. La proprietà intellettuale della metafora calcistica è sua, dello stesso Bertolaso: fu proprio l’assessore a ricorrervi, qualche settimana fa, in risposta a chi gli chiedeva lumi sul fatto che girasse anche il suo nome come possibile Commissario per la ricostruzione in Emilia Romagna.
A che cosa si riferiva esattamente Bertolaso, ieri? A più cose. Partendo dall’inizio, si riferiva alle dinamiche interne alla Giunta. Il confronto tra Fratelli d’Italia – primo partito per consensi in Lombardia – e la Lega – il partito che esprime il governatore e che ha un radicamento storico in regione – già da qualche settimana, e ancora per i prossimi mesi, avrà inevitabilmente come terreno privilegiato proprio la sua delega, proprio la sanità. A fine anno, come noto, si aprirà il valzer delle nomine, sempre delicato, sempre critico: servono equilibristi per ballarlo più che ballerini. Ecco, allora, che la posizione di Bertolaso è paradossalmente più complicata da conciliare con gli interessi del primo partito della coalizione rispetto ad altri che l’hanno preceduto al Welfare. Il suo punto di forza e il suo punto debole, infatti, coincidono.
È stato infatti il governatore Attilio Fontana a volere fermamente Bertolaso in Giunta anche in questo secondo mandato. Ma, per una serie di ragioni dovute anche al confronto-scontro con FdI, lo ha voluto come profilo tecnico e indipendente dai partiti. In politica più che altrove la forma è sostanza e questa autonomia ora, in fatto di nomine, toglie a Bertolaso quella possibilità di un’esplicita copertura partitica che non sarebbe dovuta servirgli e che invece gli serve, come hanno dimostrato questi mesi.
Da qui le voci e le indiscrezioni emerse ultimamente da Palazzo Lombardia: in sintesi, quelle di un Bertolaso che deve suo malgrado accettare la nomina di Tommaso Russo alla guida dell’ASST Nord Milano o decisioni diverse su alcuni bandi Aria. Tradotto: le voci di un Bertolaso ora in opposizione ed ora costretto a cedere a FdI. Ma ieri si riferiva anche alla notizia circolata mercoledì, quella relativa a sua figlia Chiara, assunta a tempo indeterminato come medico di Pediatria dall’azienda ospedaliera Santi Paolo e Carlo dopo aver vinto il relativo concorso. Un fatto che, secondo alcuni, è stato fatto circolare anche nella logica dello scontro tra alleati.