Milano – Per Hassin Hamis, il 37enne marocchino irregolare che ha accoltellato alla stazione di Lambrate il vice ispettore Christian Di Martino, c’è anche l’accusa di “attentato alla sicurezza dei trasporti”. Hamis, difeso dal legale Alfredo Quattrocchi Rosmi Gervasoni, va, dunque, verso il processo con le accuse, come si legge nell'avviso di conclusione delle indagini, di tentato omicidio, resistenza a pubblico ufficiale, lesioni nei confronti di altri due agenti, porto del coltello (lungo 30 centimetri con lama di 20) e false attestazioni sull'identità, perché in occasione dei vari controlli delle forze dell'ordine in questi anni si è presentato con almeno 22 alias diversi.
Nell'atto, poi, figura ora anche la contestazione di lesioni ai danni di una donna che quella sera venne colpita alla testa da "sassi” presi “dalla massicciata ferroviaria” e che il 37enne lanciò dall'alto su una via adiacente alla stazione. E anche quella di “attentato alla sicurezza dei trasporti”, perché scagliò quelle pietre anche contro “treni in movimento”. Infine, è imputato pure per danneggiamento di un treno regionale che venne colpito.
Il viceispettore della Polizia Christian Di Martino, che è riuscito a salvarsi grazie all'intervento dei colleghi e a delicate operazioni chirurgiche è stato dimesso nei giorni scorsi, dopo tre settimane di ospedale. Secondo il pm, il 37enne voleva uccidere e il viceispettore si salvò solo “per il pronto intervento degli altri” poliziotti, che riuscirono a “disarmarlo”, per la “tempestività dei soccorsi” e per la “estrema abilità del personale sanitario” dell'ospedale Niguarda. Hamis, davanti al gip Lidia Castellucci dopo l'arresto, aveva cercato di sostenere la sua versione: “Non ho visto che erano poliziotti, mi hanno puntato una luce contro (...) Non volevo fargli male”. Ha raccontato anche nell'interrogatorio che assumeva delle benzodiazepine, dal 2003.