Pozzuolo Martesana (Milano) – Stesa a terra, i lividi sulle gambe e una ciocca di capelli stretta nel pugno destro. Vicino al divano, un piumone arrotolato e una sedia ribaltata. Sono gli ultimi brandelli di vita di Hanna Herasimchyk, 46 anni, bielorussa, ex ballerina di night e badante, trovata morta in casa a Pozzuolo Martesana, nel Milanese, il 13 giugno. A soffocarla, per gli inquirenti, sarebbe stato il compagno, Konrad Marek Daniec, 43 anni, polacco, arrestato ieri con l’accusa di omicidio aggravato.
Fra loro una relazione turbolenta, piena di litigi. La situazione era peggiorata da quando lui aveva avviato una relazione parallela con una cliente conosciuta facendo il corriere. L’uomo aveva provato a sviare i sospetti ipotizzando il suicidio della compagna. Si era costruito un alibi per la notte del delitto: “Dormivo fuori, nel furgone che uso per le consegne, dopo l’ennesima discussione”, ha detto ai carabinieri. Dimenticandosi però di riferire dell’ultima visita nell’appartamento di via del Citra, quella finita in tragedia, fra l’1.58 e le 2.16 del 12 giugno. Diciotto minuti in cui a mani nude, servendosi solo della trapunta, avrebbe messo per sempre fine alla vita della fidanzata.
Il ménage aveva preso subito una brutta piega. Per via della gelosia di lui, Hanna aveva rinunciato al lavoro e a uscire. A Pozzuolo, piccolo centro di 8.500 abitanti dove si conoscono tutti, lei era un fantasma. Nessuno, a parte i vicini, sapeva chi fosse. Non così per Daniec, amante di serate in locali della zona. Per lei una quotidianità di violenza, calci, pugni e solitudine. A un amico aveva confidato che il compagno aveva provato a percuoterla così forte “da farmi svenire”. Ma non c’è mai stata una denuncia, la stessa vittima ripeteva ai conoscenti che “un uomo picchia la sua donna”.
Hanna ha provato a difendersi, il Dna di Daniec sotto le sue unghie racconta che ha lottato. È stata l’autopsia a smentire l’ipotesi dell’incidente o del suicidio adombrata dall’uomo la mattina della messinscena, al rientro a casa. “L’ho trovata così”, ha detto in lacrime ai carabinieri. Coi quali, per depistare, alluse a minacce ricevute dalla compagna dall’ex. Ma il vecchio fidanzato non c’entra nulla. Le celle telefoniche e i reperti biologici hanno collocato sempre e solo Daniec sulla scena del delitto. In casa, solo le tracce genetiche della coppia. La porta chiusa, nessun segno di effrazione, le contraddizioni e le bugie, e poi la convinzione della madre che fosse stato il figlio a uccidere la nuora. “Cosa fai, ammazzi anche me come hai fatto con Hanna?”, la frase intercettata dagli investigatori in un diverbio. Secondo gli inquirenti, l’omicidio sarebbe avvenuto tra l’11 e il 12 giugno, al culmine di un alterco. Poi, Daniec ha inviato messaggi alla donna per allontanare i sospetti. Un reato di “estrema gravità”, osserva il gip Anna Magelli. L’indagato, scrive il giudice, “ha un’indole violenta”, “è incapace di controllare gli istinti”, e ha “un’allarmante pericolosità sociale”.