ANNAMARIA LAZZARI
Cronaca

Il mago delle Harley Davidson fa il capofficina in via Savona

Marco Galloni, 43 anni, è Service Manager alla Taddy’s Hd

Marco Galloni nell'officina di via Savona

Milano, 9 gennaio 2019 - Il mago delle Harley Davidson si chiama Marco Galloni, ha 43 anni ed è Service Manager alla Taddy’s Hd di via Savona 97. Come capofficina non si occupa solo di aggiustare le moto della casa di Milwaukee. In 18 anni di esperienza ha imparato anche a restaurare modelli leggendari come la mitica Xr750 sulla quale il pilota Randy Goss vinse due campionati americani negli anni ’80. E si diletta a costruire moto su misura, come un chopper alla Easy Rider che monta motore da competizione S&S, forcelle lunghissime che sembrano canini e il serbatoio della 883 lambito da fiamme rosse. Nel 2016 Galloni ha vinto il campionato italiano per la categoria «Custom». La sua passione sono le Harley motorizzate con il bicilindrico Shovelhead, prodotte fra il 1966 e il 1984, «capolavori di meccanica»: ne possiede tre. Ha una laurea in Disegno industriale al Politecnico di Milano.

Quando nasce la passione?

«Nell’infanzia. Ho visto le prime Harley nei film con Elvis Presley che guardavo con mio nonno. La mia prima moto è stata un custom: a Seregno i miei amici andavano in giro con le sportive, ero l’unico che possedeva la Red Rose dell’Aprilia. La prima Harley nel 1999: una Night Train. Dopo la laurea ho cercato di muovere i primi passi nel mondo del design: la prospettiva era guadagnare 300 euro per due anni. Io però mi sono sempre mantenuto da solo. Così ho preferito imparare un mestiere e sono andato dall’officina di un mio amico a Como per diventare meccanico».

Poi?

«Sono venuto a Milano. Dal 2004 al 2013 ero uno dei meccanici alla “Numero Uno” di via Niccolini. Una mitica concessionaria, nonché primo negozio monomarca d’Europa, fondata dal pubblicitario Carlo Talamo che negli anni ’80 creò il fenomeno delle Harley in Italia. Purtroppo non ho avuto la fortuna di conoscerlo: è scomparso nel 2002. Nel 2013, dopo la chiusura della Numero Uno, ho aperto una mia officina, la Masters Garage a Erba. Ma ero soffocato dalle tasse. Ho chiuso e sono tornato a Milano. Da tre anni sono alla Taddy’s».

Su cosa si sta concentrando?

«Da qualche mese sul restauro conservativo della Xr750 di Randy Goss, campione nel 1980 e nel 1983 della specialità Flat Track, una competizione che si svolge su circuiti ovali non asfaltati in America. Era una moto ferma da una decina d’anni. La meccanica sarà ripristinata integralmente ma lascerò i graffi sulla carrozzeria, fanno parte della sua “aura”. L’impresa più complicata è un’altra: rimettere in sesto una dragster dei primi anni ’90, vincitrice di due campionati, importata dall’America. È una moto molto particolare non solo per la forma allungata: è utilizzata esclusivamente nelle gare di accelerazione su tracciati da 400 metri, mai sulle strade normali. Monta un motore da 400 cavalli e raggiunge una velocità superiore a 300 chilometri orari».

Perché è così difficile?

«In Italia non ne esistono. Mi sto facendo aiutare via Skype dal suo ex proprietario americano, pilota di drag racing. Peraltro non funziona a benzina ma a nitrometano, una miscela esplosiva. Il cliente mi ha detto: “La prima volta è meglio se la accendi tu...”