MARIANNA VAZZANA
Cronaca

Trovati hashish e un telefono cellulare: non c’è pace al Beccaria

L’esito di controlli mirati nel carcere minorile milanese, nelle scorse settimane teatro di rivolte e tentativi di evasione

Forze dell'ordine davanti al Beccaria di Milano

Forze dell'ordine davanti al Beccaria di Milano

Milano – Due dosi di hashish trovate nel campo da calcio del carcere minorile Beccaria riaccendono i riflettori sull'istituto penitenziario di Milano che due settimane fa era stato teatro della rivolta di una cinquantina di detenuti. Una protesta iniziata proprio dopo controlli antidroga durante i quali a un ragazzo era stato sequestrato dello stupefacente.

I controlli

I controlli sono proseguiti nei giorni successivi, senza allentarsi, e ieri la polizia penitenziaria guidata dal dirigente Daniele Alborghetti ha scovato nel terreno di gioco destinato allo svago dei reclusi due dosi di droga, per l'esattezza 8,80 grammi di hashish. Non solo: questa mattina è spuntato anche un telefono cellulare dentro un reparto detentivo (in barba ai divieti). Ambienti passati al setaccio "con una certosina attività preventiva che argina possibili compromissioni di ordine, sicurezza ed incolumità psico-fisica dell’intera comunità penitenziaria", spiegano in una nota Domenico Pelliccia e Giuseppe Merola, rispettivamente segretario generale e segretario nazionale della Federazione sindacati autonomi Cnpp che esprimono soddisfazione per il lavoro della polizia penitenziaria in forza al Beccaria, "nonostante le difficoltà oggettive dettate anche dagli ultimi spiacevoli avvenimenti, con la speranza che tutto si possa definire quanto prima, nelle legittime prerogative investigative ed iter processuali".

I disordini 

Mercoledì 29 maggio un ragazzo era stato trovato in possesso di stupefacente durante un controllo che ha generato malumori tra i reclusi, poi sfociati nella rivolta. Una cinquantina di ragazzi sono usciti dalle salette comuni e dalle camere di pernottamento asserragliandosi dentro la struttura e impedendo l’accesso agli agenti di polizia penitenziaria. Pugni e calci agli arredi e ai blindi (le porte con apertura in alto, a corredo dell’infisso con le sbarre verticali) hanno causato i primi danni. Poi i ragazzi sono stati spostati nell’ala di solito destinata all’isolamento e lì qualcuno avrebbe divelto un lavandino causando anche l’allagamento di quel settore. La situazione è tornata alla normalità solo dopo tre ore e l’intervento della polizia di Stato in tenuta antisommossa. Il giorno seguente alcuni ragazzi sono stati trasferiti altrove e uno sarebbe anche riuscito a evadere prima di entrare in una comunità nel Bresciano.

"Secondo round", quello del 29 maggio, dopo la devastazione iniziata lo scorso 6 maggio, quando uno dei giovanissimi reclusi aveva appiccato il fuoco incendiando un materasso. In pochi secondi, il fumo sprigionato aveva invaso un’intera ala rendendo necessaria l’evacuazione di 67 detenuti e il collocamento provvisorio in una zona comune. Da lì, il caos, con alcuni reclusi (almeno 13 secondo le prime ricostruzioni) che avevano approfittato del trambusto per spaccare i vetri delle porte di chiusura dei corridoi.

Le richieste

"Nei giorni scorsi - continuano i sindacalisti - abbiamo interloquito con direttore e comandante, per una nostra richiesta avanzata per alcune problematiche. C’è ancora tanto da fare in termini strutturali al fine di soddisfare i fabbisogni logistici della struttura, auspicando che venga assegnato definitivamente un congruo contingente di poliziotti penitenziari, per poter così aderire alle reali esigenze organiche dell’assetto organizzativo e gestionale. La Fsa Cnpp ha anche inoltrato una missiva al Dipartimento Giustizia minorile e di comunità, nonché al sottosegretario alla Giustizia Andrea Ostellari, affinché il Beccaria non venga mai più lasciato solo e torni al centro dell’agenda politica ed istituzionale. Il Beccaria è da sempre un sano baluardo di legalità e trattamento e merita di avere il giusto riconoscimento per tutte le lavoratrici e lavoratori di ogni settore che, quotidianamente, espletano il proprio mandato nell’interesse delle istituzioni e della collettività”.