ANNA GIORGI
Cronaca

Gli hater di Liliana Segre, il gip nega l’archiviazione: “Internet non è una zona franca”. C’è anche un politico

Sette persone saranno mandate a processo con l’accusa di aver diffamato la senatrice a vita. Ad altre dodici già inviato un avviso di conclusioni delle indagini che prelude alla prima udienza

Liliana Segre, 94 anni, mentre entra in Vaticano per un summit sui diritti dei bambini

Liliana Segre, 94 anni, mentre entra in Vaticano per un summit sui diritti dei bambini

Milano – "Accusare di nazismo una reduce dei campi di sterminio (Liliano Segre) rappresenta uno sfregio alla verità oggettiva e la più infamante delle offese per la reputazione di chi ha speso la propria vita per testimoniare gli orrori del regime e per coltivare la memoria dell’olocausto". Si legge nelle 74 pagine di ordinanza con cui il gip Alberto Carboni, ha ordinato l’imputazione coatta per 7 indagati sui 17 accusati di diffamazione aggravata dall’odio razziale sui social nei confronti della senatrice a vita, per cui la Procura aveva chiesto l’archiviazione.

Il gip ha ordinato, tra l’altro, di proseguire le indagini su circa un centinaio di persone. "Il web - sottolinea il magistrato nell’ordinanza - non rappresenta un terreno franco dove ogni insulto è consentito e dove la reputazione degli individui può essere calpestata impunemente". Tra le posizioni archiviate quella di Gabriele Rubini, conosciuto in tv e sui social come Chef Rubio, contro il quale la testimone della Shoah aveva sporto denuncia. "Le frasi riportate, per quanto aspre, rappresentano una manifestazione argomentata del pensiero dell’autore in ordine a un tema politicamente sensibile. I termini usati sono continenti e non si risolvono in espressioni offensive". La posizione di Gabriele Rubini, noto personaggio tv, è una delle dieci archiviate dal giudice.

Nei vari post sul tema della causa palestinese Rubini scriveva, tra le altre cose, "condanni il sionismo" e frasi con una "forma di aspra critica su temi politicamente sensibili". E usava pure espressioni di "pessimo gusto", che comunque non assumono "valenza diffamatoria". Nell’ordinanza il giudice Carboni riporta una maxi tabella con tutti i 246 messaggi riportati nelle querele della senatrice a vita. All’interno vengono elencati uno ad uno il "nickname" dell’account, la eventuale "individuazione" dell’autore, il "contenuto della querela" e poi la "decisione" del gip su ogni singolo messaggio postato. In relazione alle indagini per arrivare alla identificazione dei vari profili, il gip spiega che "Facebook e Instagram hanno comunicato di aver assunto in carico le richieste e hanno risposto solo su base discrezionale".

Google ha "comunicato che il diritto dell’utente di avere opinioni e diffondere idee libere da interferenze dell’autorità pubblica prevale sul legittimo interesse delle Forze dell’Ordine nelle indagini". Twitter ha risposto "su base discrezionale ritenendo di poter comunicare i dati in possesso, sia di registrazione sia di connessione, solo per alcuni degli account richiesti". E Telegram "non ha fornito alcuna risposta". Il gip, però, chiarisce che "nella maggior parte dei casi gli utenti Facebook, ma anche dell’ex Twitter e di Instagram, registrano il profilo con il proprio nome reale e inseriscono numerose informazioni personali e, dunque, la possibilità di identificare gli autori dei post è realistica". Da qui le nuove indagini, che sono state ordinate al pm. Per quanto riguarda un post pubblicato nel 2022 da Nicola Barreca - segretario all’epoca della Lega a Reggio Calabria e che ora deve essere iscritto nel registro degli indagati - il gip parla di un "messaggio" che "si riduce a espressioni di scherno e derisione gratuite" anche sulla "dolorosa pratica di radere il capo alle donne che venivano internate nei lager". Un "dileggio" di Segre "tramite la derisione fisica e la strumentalizzazione del suo doloroso passato".