LAURA LANA
Cronaca

I 45 anni di lotta all’emarginazione: "Il modello Sesto deve evolversi per creare welfare di comunità"

Appello al terzo settore: il 60-70% dei giovani prova fatica, incertezza e preoccupazione per il futuro. Le persone che si sentono fallite non possono essere racchiuse solo in una logica di target da assistere.

Appello al terzo settore: il 60-70% dei giovani prova fatica, incertezza e preoccupazione per il futuro. Le persone che si sentono fallite non possono essere racchiuse solo in una logica di target da assistere.

Appello al terzo settore: il 60-70% dei giovani prova fatica, incertezza e preoccupazione per il futuro. Le persone che si sentono fallite non possono essere racchiuse solo in una logica di target da assistere.

Un logo cambiato. "Perché il nostro nome è decisamente impegnativo e allora abbiamo deciso di rinnovare un segno grafico che rappresenta un abbraccio. Dopo tanti anni abbiamo voluto dare più importanza alla lotta che all’emarginazione perché oggi è tempo di lottare per i diritti". La Cooperativa lotta contro l’emarginazione compie 45 anni e ha festeggiato il traguardo con una due giorni in Galleria Campari insieme a educatori, associazioni, amministratori, compagni di un’avventura nata nel quartiere Parpagliona per dare risposte al disagio mentale, alle dipendenze e a tutte le fragilità.

"Abbiamo cercato di trovare ogni volta una modalità nuova. Gli anni ‘80 sono stati una grande spinta di innovazione nella cooperazione, che ha costruito una polis sull’educazione di strada, le dipendenze e la salute mentale – ricorda Pina De Angelis di Colce –. Erano soluzioni adottate sulla continua riflessione e cambiamento. Soluzioni di azione, ma sempre sperimentali. Oggi abbiamo la stessa difficoltà, voglia di cambiare e di arrabbiarci". Da Sesto ad altre sette province, oltre 350 persone accolte nelle strutture residenziali e 135 progetti. "Lo slogan ‘Tornare a fiorire’ racconta quello che dovremmo cercare di fare tutti. Provare a dare la possibilità di fiorire alle persone nella periferia della cittadinanza, che hanno meno opportunità e sono messe in un angolo – commenta Marco Rascoli di Fondazione Cariplo –. Spesso le persone fragili non devono, non fanno, non sanno: abbattere quel ‘non’ è la sfida delle realtà sociali. Cerchiamo di sostenere e moltiplicare queste energie perché diventino patrimonio collettivo. È anche giusto festeggiare. Ed è necessario farlo insieme".

Nel 2025, però, "occorre che il sistema complessivo evolva", dice De Angelis e conferma Riccardo De Facci, presidente di Colce ed ex guida di Cnca, il Coordinamento nazionale delle comunità accoglienti. "Bisogna assumere il ruolo di società civile e portare istanze di protagonismo. Il protagonismo delle famiglie è pilastro di un vero welfare di comunità. E di un metodo di lavoro che non vede nella persona vulnerabile solo un target". Dal palco della Galleria Campari, De Facci ha lanciato un appello a tutto il terzo settore. "Dalla fiducia smisurata siamo passati alla sfiducia estrema: il 60-70% dei giovani è preoccupato del proprio futuro, pensa di avere sogni irraggiungibili o percepisce fatica e incertezza. Le donne 25enni si sentono fallite. Queste persone non possono solo essere racchiuse in una logica di target da assistere".

Per il presidente, bisogna imparare a "sognare un servizio. Poi si faranno i conti su risorse e partnership. Ma il futuro non può non far parte della visione programmatica. Dovrebbe essere un elemento strutturale: come leggiamo le domande, quale visione e prospettiva abbiamo? Altrimenti i servizi sono pura spartizione di risorse. Chiedo al terzo settore lettura, ascolto e sviluppo del protagonismo delle persone con le quali stiamo lavorando per scrivere trasformazioni sociali. Questa è la bussola e la capacità di innovazione. Uscire dalla categoria di bisogno dentro cui si scrivono i bandi. Vedere il vero volto dell’altro. È un percorso a 360 gradi che va oltre la cura del singolo. Leggere gli indicatori di cambiamento, capire il ruolo della comunità, prospettare nuovi saperi. La coprogrammazione non si fa nei tavoli ma nei e coi territori".