La parete piena di scarpe da riparare. In prima fila, stivali e calzature particolari, "di persone che hanno problemi ai piedi e hanno bisogno di un artigiano in grado di salvare le uniche scarpe comode per loro". Il punto di riferimento è Antonio Ficocelli, di 88 anni. Calzolaio storico sulla Ripa di Porta Ticinese, al civico 111. Originario di San Giorgio Ionico, vicino Taranto, ha iniziato ad andare a bottega nel suo paese quando aveva 4 anni e si è trasferito a Milano nel 1970. "Mi dispiace – dice sconsolato – che i nostri figli (e lui ne ha tre, più cinque nipoti, ndr) non troveranno più calzolai, perché stanno scomparendo". Sulla porta a vetri aveva appeso un cartello per invitare i giovani a presentarsi per imparare un mestiere. "E i giovani si sono anche presentati. Ma è molto complicato fare formazione per un piccolo artigiano come me – sottolinea – perché tutto ricade sulle mie spalle. Non riuscirei a sostenere tutte le spese, a livello economico sarebbe un salasso. Quindi lancio un appello alle istituzioni, alla politica: occorre finanziare progetti per far sì che i giovani tornino nelle botteghe. Io sento dire da anni che questo è l’obiettivo. Ma non si fa abbastanza. Sono sfiduciato". Al suo fianco la moglie Luisa, del suo stesso paese, con la quale a gennaio festeggerà 65 anni di matrimonio. "Il colmo – dice lei – è che a San Giorgio Ionico, dove una volta i calzolai erano una decina, sono spariti tutti".
"Io – spiega il marito – ho imparato un’arte e l’ho coltivata per tutta la vita. Non voglio smettere. Anzi mi piacerebbe ricominciare a realizzare scarpe su misura ma non ho il tempo. Basta guardare il mio negozio: pieno di calzature da riparare. D’altronde, trovare un calzolaio oggi è un’impresa".
M.V.