I colloqui di Impagnatiello: "Lei era la mia sconfitta"

L’ex barman ai periti: "Ora vorrei studiare Psicologia, mi trovate cambiato?". Tratti narcisistici e alessitimia, stesso deficit emotivo rilevato in Alessia Pifferi. .

I colloqui di Impagnatiello: "Lei era la mia sconfitta"

Alessandro Impagnatiello in auto la sera dell’arresto per il delitto di Giulia

di Andrea Gianni

MILANO

Il primo colloquio si apre con un desiderio espresso da Alessandro Impagnatiello, quello di studiare psicologia in carcere "perché credo che l’aspetto psicologico mi abbia toccato". Rivolge lui, nel secondo incontro, una domanda agli esperti nominati dalla Corte d’Assise di Milano: "Cosa può esserci di diverso in me oggi rispetto a quasi un anno fa? Perché io mi vedo completamente, mi sento completamente diverso". Colloqui riportati nella perizia che ha stabilito la sua piena capacità di intendere e di volere quando ammazzò la fidanzata incinta Giulia Tramontano a Senago, pur riconoscendo "tratti narcisistici e psicopatici", uno "specifico deficit della consapevolezza emotiva", la cosiddetta "alessitimia" che fu evidenziata anche nella personalità di Alessia Pifferi (all’ergastolo per aver lasciato morire di stenti la figlia Diana a Milano, anche lei ritenuta capace di intendere e di volere).

I ricordi tornano all’infanzia e all’adolescenza, descritta come "normale", con i traumi, comuni a tanti altri ragazzi, legati a un rapporto conflittuale tra i genitori e alla successiva separazione "vissuta in prima persona", perché il fratello "che era la mia spalla" si trovava a Londra. La nascita primo del figlio con la necessità di "una sistemazione a livello economico", la separazione con la compagna dell’epoca. L’uso di cannabis dall’età di 17 anni ma "massimo una canna al giorno" il ricordo di un compito sbagliato alle scuole elementari e la frustrazione perché "ero il più bravo della classe, quello che prendeva super ottimo". L’impiego all’Armani Hotel e gli sforzi per "crescere professionalmente in carriera", il primo incontro con Giulia, il fidanzamento e l’inizio della relazione parallela con la ragazza conosciuta al lavoro. "Quando Giulia mi disse “guarda che sono incinta“ è stato un momento di choc – racconta – . La casa, la mia promozione lavorativa che temevo sarebbe saltata con l’arrivo della gravidanza, tutto questo genere di cose crea un’altalena di emozioni. Nella mia altalena costante di confusione e indecisione riconobbi nell’arrivo del bambino l’ostacolo per i nostri progetti, cercai che effetti faceva il veleno per topi sulla persona all’esclusivo scopo di far abortire Giulia, non di fare un danno a Giulia. Ho poi somministrato queste capsule quando rientravo dal lavoro e Giulia dormiva, facendole scivolare nella bocca". Poi il castello di bugie che crolla, la scoperta dai tradimenti, la sensazione di essere "completamente perso", fino al giorno del delitto. "Andai a fare una doccia semplicemente per tenermi occupato, cucinai un panino che neanche mangiai (...) Impugnai il coltello e colpii Giulia. Ho visto la sconfitta, e colpii Giulia".