
Colombo Clerici* Non solo città d’arte. Secondo un report dell’Istituto Nazionale di Statistica, infatti, delle 4.416 strutture aperte al pubblico,...
Non solo città d’arte. Secondo un report dell’Istituto Nazionale di Statistica, infatti, delle 4.416 strutture aperte al pubblico, tra musei, gallerie, aree archeologiche e monumenti pubblici e privati, 1.740 sono localizzate nei Comuni delle Aree Interne. I Comuni delle Aree con almeno un museo, un monumento o un sito archeologico sono 1.110, pari al 29% dei Comuni appartenenti a questo insieme e al 14% del totale dei Comuni italiani. La maggioranza di questi centri ha una popolazione inferiore ai 5mila abitanti. Sono soprattutto musei etno-antropologici (19,2%), archeologici (17,6%), di scienze naturali o tecnologiche (17,0%) e musei tematici (14,9%). Tra i complessi monumentali, prevalgono castelli e costruzioni fortificate (35,7%), e chiese ed altri edifici religiosi (33,2%). Il personale impiegato è quasi 12mila unità, mediamente circa 7 addetti per ogni struttura, composto in gran parte da risorse interne e volontari (75%) e ditte esterne, consulenti e professionisti. Ben 13,8 milioni di persone, il 12,8% del totale dei visitatori dell’intero patrimonio culturale italiano, si è recato in questi siti, quasi 4,3 milioni gli stranieri. Poco meno della metà dei luoghi si caratterizza per un’ampia varietà di attività offerte al pubblico: laboratori, percorsi tematici per bambini, convegni ed esposizioni temporanee. Le fonti di finanziamento sono diverse: il 47,4% beneficia di contributi e finanziamenti pubblici, il 37% si avvale dei proventi generati dai servizi aggiuntivi, il 22% trae sostegno da sponsorizzazioni e donazioni private. Ma le Aree Interne sono economicamente e socialmente fragili come denuncia il fenomeno di spopolamento e invecchiamento della popolazione. Dal 2014 al 2024, infatti, i residenti sono diminuiti del 5%. Si mette così a rischio la sopravvivenza stessa dell’immenso patrimonio culturale che esse conservano.
*Presidente Assoedilizia