SIMONA BALLATORE
Cronaca

I giovani e l’amore in rete: paura dei legami, schermi e si congelano le emozioni

La psicoterapeuta: "Manca un’educazione all’affettività, non solo a scuola. Il web e può essere un grimaldello di accesso alla realtà, una difesa o un rischio"

Le app per gli incontri

Le app per gli incontri

"Si cerca di scongiurare il rischio di legami amorosi, si ha il timore di dipendere da qualcuno. E lo schermo appare anche come un riparo per le proprie fragilità". Così Loredana Cirillo, psicologa e psicoterapeuta dell’Istituto Minotauro, inquadra la diffusione delle app di incontro tra adolescenti e giovani adulti.

I giovani e l’amore onlife. Paura dei legami, schermi e si congelano le emozioni
Loredana Cirillo, psicologa e psicoterapeuta dell’Istituto Minotauro

Sesso e relazioni passano sempre più attraverso la rete. A cosa si deve questo fenomeno?

"In generale oggi sia gli adolescenti che i giovani adulti hanno il timore di dipendere dall’altro, di costruire un legame e un livello di coinvolgimento di coppia che rischia di mettere a repentaglio l’autonomia, la realizzazione di sé, l’idea di dedicarsi in maniera completa alle proprie esigenze e ai propri traguardi. Spesso l’amore rappresenta un un rischio, la necessità di costruire un’intimità che fa sentire vulnerabili, che chiama in causa la possibilità di essere abbandonati e di soffrire enormemente. L’idea della costruzione di coppia appare più sconveniente. Questo però non comporta che cessi il bisogno di essere amati, valorizzati".

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Si cercano via app avventure più fugaci?

"Per scongiurare il rischio di legame amoroso sì. Ma non c’è solo questo. E non sono per forza app per incontri sessuali: ci sono anche quelle, ma spesso sono un mezzo per incontrare qualcuno, per aprire nuovi legami di conoscenza. E lo schermo appare come un riparo. Viviamo in un mondo che sponsorizza l’idea della perfezione, non solo estetica, dell’essere performanti, attraenti e interessanti. E spesso non ci si sente all’altezza. Dietro uno schermo viene meno il corpo, inizialmente assente, vengono meno le proprie fragilità, l’imbarazzo".

Poi però ci si scontra con la realtà.

"Fatta di grandi delusioni o di grandi sorprese: è una roulette russa. A volte si riesce a fingere molto bene quello che si è, non solo dietro a uno schermo. Bisogna essere consapevoli sempre del rischio dell’anonimato, mettersi nelle condizioni di non eccessiva vulnerabilità anche se non è semplice. I rischi sono ovunque".

In futuro le app saranno sempre più pervasive anche nella sfera sentimentale o, secondo lei, tramonterà questo fenomeno?

"Credo che a essere davvero pervasiva sia la paura di dipendere dall’altro: anche nei legami primari c’è questo precocizzare le autonomie dei bambini, li si spinge a essere più indipendenti, a non avere amicizie privilegiate ma tanti amici, per non soffrire troppo. Sarà sempre più difficile costruire coppie, non c’è più il “finché morti non ci separi” trasformato in “fino a quando il desiderio c’è”. Meno “matrimoni”, più app di incontri? Non so quanto siano fenomeni collegati, ma sicuramente i primi decrescono e le seconde aumentano".

Si tenderà a cercare un amore sempre più “virtuale”?

"Come dice il filosofo Luciano Floridi viviamo in un mondo Onlife: contrapporre virtuale e reale rischia di essere fuorviante. Tutti noi vogliamo vivere nel mondo reale, cerchiamo la ricetta online, ma poi vogliamo sporcarci le mani in cucina. È un compromesso storico senza precedenti. La rete si può usare come grimaldello di accesso alla realtà, a volte è un riparo o una difesa, può anche funzionare da incubatrice psicologica per i soggetti più inibiti o in difficoltà e far trovare loro poi il coraggio di vivere le relazioni nella vita reale. Dipende da come la si usa".

Manca un’educazione sentimentale e affettiva?

"Non ne parla nessuno. Né la scuola, e non è un j’accuse agli insegnanti, né la famiglia. Si parla sempre di performance e ci siamo dimenticati di parlare di emozioni, soprattutto di quelle scomode. È la tara del nostro tempo. C’è questa psicologia positiva imperante per cui bisogna essere sempre felici e si perde la gamma completa delle emozioni. Bisogna rivedere anche il tema dell’indipendenza, perché la dipendenza patologica va evitata ma, in quanto esseri umani, dipendiamo anche dagli altri, non si possono negare i legami. Quando si crea una coppia a volte la si monumentalizza, l’altro diventa un pezzo di sé, cosa che può portare anche a gesti estremi: la fame d’amore diventa straziante. Oppure si evita proprio di crearla. Andrebbe ritrovato questo compromesso tra autonomia e dipendenza nelle relazioni".