NICOLA PALMA
Cronaca

I giudici “salvano” il centro sociale abusivo

Piazza Stuparich, respinto il ricorso dei proprietari: non ci sono rischi per l’incolumità pubblica, niente sgombero per il Cantiere.

di Nicola Palma

"Il sussistere di una condizione di occupazione abusiva di immobili privati non può di per sé legittimare l’adozione di un provvedimento contingibile e urgente, che deve invece fondarsi sul sussistere di gravi fenomeni che mettano a rischio l’incolumità pubblica". È tutta in questa frase, in sintesi, la sentenza con la quale ieri il Consiglio di Stato ha respinto l’ultimo ricorso dei proprietari della palazzina di piazza Stuparich, dicendo "no" allo sgombero dello stabile occupato nella primavera del 2013 dai ragazzi del Cantiere (otto dei dieci a processo sono stati assolti per quel raid) e tuttora sede dello "Spazio di mutuo soccorso". I giudici di Palazzo Spada hanno così confermato la precedente sentenza del Tar della Lombardia, non ravvisando le condizioni per l’adozione di un’ordinanza sindacale. Vicenda intricatissima, serve un riepilogo delle puntate precedenti.

La storia dello stabile al civico 18, ubicato di fronte al nuovo Palalido, inizia il 24 aprile di sette anni fa: quel giorno, decine di militanti dei centri sociali si infilano nel cortile interno e prendono possesso dell’edificio, trasformandolo pian piano in un’area multifunzionale con "palestra popolare, mercatino dello scambio e scuola di italiano per stranieri". I proprietari di Sanitaria Ceschina e Immobiliare Campi chiedono a Comune e Prefettura l’immediato sfratto "per mettere riparo d’urgenza al grave stato di degrado e pericolo, per l’incolumità di terzi e degli stessi occupanti e frequentatori, che deriva dall’immobile". Parte così una lunga battaglia legale con vari stop-and-go: tra ricorsi al Tar, sopralluoghi sui generis (a quello del 15 settembre 2015 partecipano rappresentanti del Comune e degli abusivi ma non della proprietà) e ribaltoni giudiziari. Arriviamo al 24 novembre 2017, quando Palazzo Marino, dopo l’ennesima sollecitazione, dispone una nuova ricognizione sullo stato dei luoghi. Risultato: il 29 gennaio 2018, un provvedimento del sindaco Giuseppe Sala comunica "l’assenza di condizioni per l’adozione delle ordinanze contingibili e urgenti" previste dal Testo unico degli enti locali: per l’amministrazione, non ci sono "rischi di emergenze sanitarie, di igiene o gravi minacce per la sicurezza pubblica e la sicurezza urbana". La decisione viene impugnata dai proprietari, che però si vedono dar torto dal Tar il 2 luglio 2019. Stessa sorte ieri.

In premessa, come si legge nelle motivazioni del verdetto, i giudici hanno effettuato un excursus legislativo per circoscrivere i poteri d’intervento dei primi cittadini in materia, alla luce delle norme che si sono susseguite negli anni e dei pronunciamenti della Corte Costituzionale. In definitiva, per il collegio presieduto da Marco Lipari, "ordinanze contingibili e urgenti possono essere adottate dal sindaco, quale rappresentante della comunità locale, oltre che in caso di emergenze sanitarie o di igiene pubblica a carattere esclusivamente locale, anche in relazione all’urgente necessità di interventi volti a superare situazioni di grave incuria o degrado del territorio, dell’ambiente e del patrimonio culturale o di pregiudizio del decoro e della vivibilità urbana, con particolare riferimento alle esigenze di tutela della tranquillità e del riposo dei residenti". È il caso di piazza Stuparich 18? No, la risposta di Palazzo Spada. Dopotutto, argomentano, le verifiche del Comune hanno fatto emergere "una condizione di generale stabilità del complesso immobiliare tale da escludere, in un arco temporale almeno di breve-medio periodo, il rischio di cedimenti strutturali". E i ponteggi parasassi e l’impacchettamento dei balconi previste dalle perizie? Si tratta di "interventi mirati e circoscritti la cui esecuzione per la necessaria messa in sicurezza dello stabile non implica, di per sé, lo sgombero dei fabbricati, ben potendo essere attuati in via ordinaria senza interferire con l’attuale uso dei manufatti". Gli abusivi possono restare.