Diego Vincenti Era nell’aria.
Cronaca

I lavoratori del Piccolo: via Escobar

Lettera ai vertici per chiedere "una nuova guida di alto profilo in grado di progettare una ripartenza"

di Diego Vincenti

Era nell’aria. Che la chiusura dei teatri, ha fatto emergere i molti problemi del settore e delle singole realtà nazionali. Ma certo la lettera di ieri pomeriggio dell’Assemblea dei Lavoratori del Piccolo è riuscita a sorprendere. Fosse solo per la perentorietà delle posizioni. Una lettera votata a maggioranza assoluta. Dove si ribadisce la centralità dei lavoratori nelle attività del palcoscenico e ci si focalizza almeno su tre fragilità: l’identità artistica non all’altezza della propria storia dopo la scomparsa di Luca Ronconi; la predilezione per coproduzioni che spesso hanno relegato le competenze interne a ruoli marginali; la necessità di un percorso oculato quanto limpido nella scelta del futuro direttore il prossimo autunno, dopo oltre vent’anni sotto la guida di Sergio Escobar, arrivato nel 1998 forte delle esperienze alla Scala, al Comunale di Bologna, al Carlo Felice di Genova e al Teatro dell’Opera di Roma.

Ciclo di mandati che si concluderà il 28 settembre. E pare proprio questo l’obiettivo della lettera, indirizzata sì alla città tutta, ma con particolare attenzione al Cda del Piccolo e alle figure istituzionali coinvolte nella nomina. "Pensiamo che, in vista della prossima scadenza del mandato ultraventennale del Direttore Escobar, e a cinque anni dalla morte di Luca Ronconi – scrivono i lavoratori –, il Piccolo Teatro abbia diritto ad avere una nuova guida, che sia in grado di progettare una ripartenza. Deve essere una figura di alto profilo culturale, intellettuale e artistico, oltre che di prestigio internazionale, in grado di restituire al Piccolo il suo ruolo di teatro pubblico e di ambasciatore della cultura italiana nel mondo. Una personalità – da ricercarsi attraverso una procedura di selezione chiara e trasparente – che sappia riorganizzare i processi produttivi e ripristinare una modalità corretta nelle relazioni tra i lavoratori, la direzione e la dirigenza tutta".

Monito non fraintendibile. Che per altro s’interroga su alcuni punti fondanti la direzione Escobar: le relazioni (inter)nazionali e il ruolo per antonomasia di teatro pubblico del Piccolo. E altrettanto chiaro è il riferimento alle scelte produttive di questi anni, caratterizzati dalla consulenza artistica di Stefano Massini, autore di "Lehman Trilogy" ma ultimamente un po’ scomparso dai radar milanesi (in compenso lo si vede a “Piazza Pulita” su La7). "Da troppo tempo la produzione teatrale è limitata a pochi progetti – si dice ancora nella lettera – spesso realizzati in coproduzione, oppure pensati e confezionati altrove. La mancanza di una guida artistica di eccellenza comporta un inevitabile sottoutilizzo della creatività tecnica e artigianale, ma anche delle competenze tutte dei lavoratori del Piccolo Teatro che hanno meno occasioni per esprimere pienamente le proprie qualità. (…) Il ruolo internazionale del Piccolo è in declino e si limita a ospitalità straniere occasionali e non inserite in un preciso progetto culturale artistico". Parole che arrivano in un periodo di già grande riflessione sulle modalità con cui affrontare la crisi. A breve si conoscerà il cartellone estivo per la riapertura di metà giugno. Ma la vera partita si giocherà in autunno. E sarà senza spettatori.