ACHILLE
Cronaca

I movimenti migratori (interni ed esterni) stanno cambiando il Paese

Il declino demografico nelle aree interne italiane è evidente, con migrazioni verso centri urbani e all'estero. Dati preoccupanti su invecchiamento e abbandono territoriale.

Il declino demografico nelle aree interne italiane è evidente, con migrazioni verso centri urbani e all'estero. Dati preoccupanti su invecchiamento e abbandono territoriale.

Il declino demografico nelle aree interne italiane è evidente, con migrazioni verso centri urbani e all'estero. Dati preoccupanti su invecchiamento e abbandono territoriale.

Colombo Clerici*

Il fenomeno migratorio in Italia è sempre stato di grande rilevanza. Il Paese ha un’antica tradizione di ondate migratorie, seguite da significativi flussi di ridistribuzione interna. In base alla nuova mappatura effettuata da Istat, le Aree interne comprendono oltre 4mila comuni, il 48,5% del totale, nei quali vivono circa 13,3 milioni di persone. Si tratta di territori fragili nei quali i fenomeni demografici, come l’invecchiamento della popolazione e l’abbandono dei territori a causa delle migrazioni, sono esacerbati rispetto al resto del Paese: perciò rischiano l’estinzione. Il flusso migratorio dalle aree interne verso i centri urbani e l’estero: dal 2002 al 2023, le aree interne hanno visto un esodo di circa 3,5 milioni di persone verso i centri urbani, a fronte di 3,3 milioni di movimenti nella direzione opposta (perdita di quasi 200mila abitanti). Inoltre, la stabilizzazione dell’immigrazione straniera ha impedito il riequilibrio delle perdite di popolazione. Infine la natalità è in forte calo e le aree interne registrano tassi di mortalità più elevati rispetto ai centri urbani, con un tasso del 12,1 per mille nel 2023, rispetto al 10,9 per mille nei centri urbani. Questo riflette una popolazione più anziana e un accesso limitato ai servizi sanitari. Le previsioni demografiche indicano che il declino della popolazione nelle aree interne continuerà nei prossimi decenni. Entro il 2043, la popolazione delle aree interne potrebbe diminuire dell’8,7%, rispetto a una riduzione del 3% nei centri urbani. Quasi il 90% dei comuni delle aree interne del Mezzogiorno è destinato a subire un calo demografico significativo, con un picco del 93% nei comuni ultraperiferici. Interessante anche i dati Istat del censimento 2021 sull’epoca di costruzione delle abitazioni italiane. Prima del 1919: 3,3 milioni (9,5%); 1919-1945: 2,9 milioni (8,4%); 1946-1960: 5.1 milioni (14,5%); 1961-1980: 12,6 milioni (35,9%); 1981-2000: 7,1 milioni (20,4%); 2001-2010: 2,9 milioni (8,4%); 2011-2015: 690mila (2%); dopo il 2016 : 321 mila (0,9%).

*Presidente Assoedilizia