Milano
Che cosa succederà ora nella maxi-inchiesta che in due anni ha prodotto oltre quattromila pagine di informativa e ha portato il pm Francesco De Tommasi a chiede 13 misure cautelari e ad indagare 50 persone? Quali sono i prossimi passi?
Ieri è stato il giorno degli interrogatori davanti al gip Fabrizio Filice, in cui i quattro con custodia cautelare si sono avvalsi, alcuni hanno reso dichiarazioni spontanee, ma non hanno tecnicamente risposto alle domande del gip. Per loro hanno parlato gli avvocati.
I quattro sono Carmine Gallo, 61 anni, detto "il dottore", Nunzio "Sem" Calamucci, 45 anni, detto "l’ingegnere", Massimiliano Camponovo, 52 anni, Giulio Cornelli, 38 anni, detto “John Bologna”, Giuliano Schiano, 50 anni, finanziere, nominato delle carte come “Londra”. E il poliziotto del commissariato di Rho, Marco Malerba di 54 anni.
Le quattromila pagine di informativa hanno prodotto una richiesta di misura di oltre duemila pagine e una ordinanza di cinquecento, anche i numeri raccontano la complessità della inchiesta.
Ma le indagini non sono finite, ora la procura affronterà la parte più “tecnica“ della investigazione, che consiste ad esempio nel fare la copia forense dei messaggi contenuti nei cellulari dei destinatari della custodia ai domiciliari e degli indagati e farà le ricerche nei device, sempre tramite chiavi di ricerca, cioè “parole chiavi“ per escludere la lettura di conversazioni private che non attengono alla inchiesta.
Un lavoro enorme considerando il numero degli indagati e il numero degli accessi accertati dalla banda che aveva gli uffici in via Pattari 6, sono oltre 800mila.
Contestualmente si attende l’esito del Riesame. Questo sarà un elemento importante per il proseguio della inchiesta, anche perché potrà orientare le difese.
Per i quattro arrestati, e per qualche altro dei cinquanta indagati, la procura ha chiesto al Riesame un inasprimento della misura. Per Enrico Pazzali, manager presidente della fondazione Fiera, ad oggi solo indagato, il pm De Tommasi ha chiesto la custodia ai domiciliari con braccialetto elettronico. L’udienza non è ancora stata fissata. Ci sono dieci giorni di tempo, il conteggio esclude il sabato, la domenica e i festivi, per la pronuncia che dovrebbe quindi arrivare a metà novembre. La non particolare urgenza dell’esito, spiega la Procura, è dettata dal fatto che non ci sono indagati da “liberare“ dal carcere. Nelle more di questi adempimenti, ci sono gli interrogatori di chi, fra l’altro, ha già manifestato l’intenzione di collaborare, come Calamucci.
Con lui anche Carmine Gallo, che ha ribadito di essere stato uomo delle istituzioni e di avere stima della procura. Prima di essere sentito, Gallo, ha però precisato che attenderà di aver letto l’imponente mole di atti che lo riguardano.
mail: anna.giorgi@ilgiorno.it