
di Andrea Gianni
"Le biciclette sono il nostro strumento di lavoro: siamo costretti a portarle sul treno, se le lasciamo qui di notte ce le rubano". Un rider in stazione scuote la testa dopo la stretta di Trenord sul trasporto delle biciclette a bordo. Il divieto di portare le bici in carrozza è stato motivato dall’azienda di trasporti proprio con gli "assalti ai treni" dei fattorini con "centinaia di biciclette che pregiudicano la sicurezza dell’esercizio ferroviario e rendono impossibile il mantenimento delle distanze imposte per il post Covid". Assalto che si è verificato anche ieri, come ogni sabato sera, sui treni delle linee che collegano milano con l’hinterland e con le province di Varese, Como, Bergamo o Pavia, dalle quali provengono molti rider-pendolari. Partono da casa in bicicletta, le caricano sui treni, e raggiungono Milano per coprire il loro turno trasportando a domicilio cibo ordinato via app. Poi rientrano in treno, alla fine della giornata di lavoro, sempre con la bici al seguito. Un numero aumentato di pari passo con il boom del food delivery.
Il divieto, almeno per ora, sembrerebbe ignorato in stazioni come Porta Genova e Porta Garibaldi, tra le più frequentate dai rider. Il passaggio è proseguito anche in Cadorna, da dove partono treni diretti verso Como, Varese, Novara e la Brianza. Il provvedimento di Trenord (sono consentite solo le bici pieghevoli e i monopattini in attesa che vengano comunicate le linee sulle quali sarà invece possibile portare tutti i mezzi a bordo) ha provocato la reazione del collettivo di rider Deliverance Milano. "Basterebbe sentire le parti sociali in causa e affrontare il problema con intelligenza al posto di ricorrere a divieti calati dall’alto - spiegano gli attivisti - questa decisione è assurda perché arriva in controtendenza rispetto all’immagine della città “green” ecosostenibile, tanto decantata dall’amministrazione Sala, e si vanno a colpire alcune delle categorie di lavoratori dei servizi essenziali che mai si sono fermati in questi mesi di pandemia, nonostante l’assenza di protezioni sanitarie adeguate".
Il collettivo chiede quindi al prefetto, alla Regione Lombardia e al Comune di convocare un tavolo, con al centro proposte come quella di creare parcheggi custoditi, a spese delle piattaforme, e aumentare le carrozze adibite al deposito dei mezzi. Chi arriva da fuori Milano, infatti, può rispettare il divieto solo lasciando la bicicletta legata per strada di notte. Esponendosi però al rischio di furto, perdendo così la possibilità di lavorare. Non protestano solo i rider, perché il provvedimento - bollato come "assurdo" dalle forze politiche di centrosinistra - è stato accolto con perplessità anche da ciclisti, appassionati di mountain bike e famiglie che si spostano in treno per raggiungere percorsi nel verde. "Spero che Trenord torni sulla sua decisione - spiega l’assessore al Lavoro del Comune di Milano, Cristina Tajani - perché non si può punire chi per vivere e lavorare possiede solo una bicicletta. Come Comune abbiamo dato la nostra disponibilità alle organizzazioni dei rider e alle piattaforme per supportare la ricerca di spazi adeguati alla custodia e alla manutenzione delle bici, servizio che vorremmo le aziende mettessero a disposizione dei propri fattorini".