NICOLA PALMA
Cronaca

I trasfertisti degli orologi. L’ispettore della Mobile riconosce il rapinatore arrestato otto anni prima

Fermati in mezz’ora i presunti autori dello scippo di piazzale Aquileia. Il pregiudicato D’Avino incastrato dal poliziotto che lo bloccò nel 2017.

Fermati in mezz’ora i presunti autori dello scippo di piazzale Aquileia. Il pregiudicato D’Avino incastrato dal poliziotto che lo bloccò nel 2017.

Fermati in mezz’ora i presunti autori dello scippo di piazzale Aquileia. Il pregiudicato D’Avino incastrato dal poliziotto che lo bloccò nel 2017.

Un mix di buona sorte e non comuni capacità da segugio di strada. Del resto, serve pure un pizzico di fortuna per arrestare in meno di mezz’ora due scafati rolexari, azzerando i tempi di un’indagine che altrimenti avrebbe richiesto un periodo molto più lungo per arrivare a conclusione. Il resto, però, è tutta farina del sacco di un vice ispettore della Squadra mobile, al quale è bastato osservare un video di pochi secondi per riconoscere il pregiudicato Raffaele D’Avino, che proprio lui bloccò nell’ottobre 2017 dopo un colpo identico in via Foppa. Quell’intuizione ha consentito ai colleghi di bloccare il trentasettenne napoletano e i complici concittadini Luigi Cigliano e Angelo Perrotti, rispettivamente di 40 e 58 anni, fermati d’intesa con la pm di turno Francesca Crupi e portati in carcere.

Ripartiamo dall’inizio. Ore 9.20 del primo aprile. Un imprenditore cinquantacinquenne, residente a Dubai e con dimora milanese a due passi dal Duomo, chiama il 112 per segnalare di essere stato appena depredato di un Audemars Piguet modello Royal Oak da 30mila euro: racconta che era al volante della sua Lamborghini Urus, in cerca di parcheggio in piazzale Aquileia, e che a un certo punto il retrovisore è stato urtato da uno scooter. Appena sceso per verificare l’eventuale danno, è stato aggredito da un uomo che gli ha strappato il cronografo. Le modalità del raid rimandano al trucco dello specchietto e alle batterie di trasfertisti che si muovono in centro a caccia di bersagli.

Negli stessi minuti, alcuni agenti dell’Antirapine, guidati dal dirigente Alfonso Iadevaia e dal funzionario Michele Scarola, e i vigili della sezione antitruffe della polizia giudiziaria della Procura presidiano la frazione Quinto de’ Stampi di Rozzano per un servizio di contrasto ai raggiri ai danni di anziani. Alle 9.50, gli investigatori in borghese vedono arrivare in via Mincio una Tiguan con due uomini a bordo: ad attirare la loro attenzione sono l’abbigliamento da moto e i cappellini in testa in una giornata quasi estiva. I poliziotti immortalano gli sconosciuti in un filmato e ne girano il contenuto al vice ispettore. Appena scorge il volto di D’Avino, il personale "database" processa i connotati e restituisce la faccia dell’uomo che ammanettò sette anni e mezzo fa sempre a Rozzano, reduce dallo strappo di un Rolex.

Cosa ci fanno da quelle parti D’Avino e Cigliano? Lì c’è un bed&breakfast: hanno prenotato una stanza dal 28 marzo al 2 aprile. I segugi di via Fatebenefratelli, nel frattempo raggiunti dai colleghi dei Falchi guidati dal funzionario Filippo Bosi, si mettono in osservazione: alle 10.02 esce un uomo poi identificato per Angelo Perrotti, che con un trolley si avvia verso un taxi. Poco dopo, D’Avino e Cigliano salgono sulla Tiguan. Scatta il controllo. Perrotti si sfila un Patek Philippe dal polso: vale 65mila euro, ma non si ancora a chi sia stato rubato. Finita? No, perché negli slip nasconde una pochette con un Patek Philippe Nautilus da 33mila euro e l’Audemars Piguet rapinato all’imprenditore dagli "operativi" (che gli varrà l’accusa di ricettazione). Gli altri due abbozzano un velleitario tentativo di fuga, ma sono in trappola: in cella per rapina aggravata. Le telecamere tra viale Papiniano e San Vittore confermano tutto: i trasfertisti hanno pedinato la Urus in sella a un Sh Honda e a un Beverly Piaggio, per poi usare un solo motorino nella fase finale dell’assalto; i veicoli, intestati a prestanome, verranno ritrovati vicino via Washington.