MARIA RITA PARSI
Cronaca

I venti di guerra e la saggezza di Trilussa

Rita Parsi In questi giorni, drammaticamente segnati dalla “guerra dei dazi”, mi veniva in mente una, a dir poco premonitrice, poesia...

Rita Parsi In questi giorni, drammaticamente segnati dalla “guerra dei dazi”, mi veniva in mente una, a dir poco premonitrice, poesia...

Rita Parsi In questi giorni, drammaticamente segnati dalla “guerra dei dazi”, mi veniva in mente una, a dir poco premonitrice, poesia...

Rita ParsiIn questi giorni, drammaticamente segnati dalla “guerra dei dazi”, mi veniva in mente una, a dir poco premonitrice, poesia di Trilussa dal titolo: “Ninna nanna della guerra”. Nella lingua del dialetto romano Trilussa scrive: “Fa’ la ninna, cocco bello finchè dura sto macello”. (Il macello ovvero il massacro era quello della prima guerra mondiale). “Fa’ la ninna che domani - ovvero dopo i disastri causati da ogni guerra - rivedremo li sovrani che se scambiano la stima buoni amichi più di prima. E riuniti tra di loro, senza l’ombra di un rimorso ce faranno un bel discorso sulla Pace e sul lavoro per quel popolo coione risparmiato dal cannone". È la consapevolezza di Trilussa (che, se vogliamo, può diventare anche, la nostra!) relativamente al fatto che “la gente si scanna per un matto che commanna” e che “quer covo d’assassini che c’insaguina la terra sa benone che la guerra - anche quella dei dazi, s’intende! - è un gran giro di quattrini che prepara le risorse per i ladri delle Borse!”. Che dire, allora? Soltanto ovvietà quali riportare, ancora, una volta, la frase di Albert Einstein da me prediletta: "Due cose sono infinite: ’l’Universo e la stupidità umana. Ma riguardo all’Universo ho ancora dei dubbi’". Oppure - sempre in nome dell’ovvietà “Peace and love” - ribadire che è necessario fare l’amore e non la guerra. E, pertanto, non investire 800 miliardi per garantire all’Europa una difesa collettiva che un’atomica, annienterebbe in un secondo. E, infine, sarebbe opportuno riflettere sulla celebre frase di Oscar Wilde: "Una mappa del mondo che non preveda il paese dell’Utopia non merita neppure uno sguardo!". E, allora, sarebbe utopia sostenere che gli 800 miliardi da spendere in armi potrebbero essere utilizzati per “armare culturalmente” i cervelli? Peraltro, “i corsi e i ricorsi storici” di Giovan Battista Vico, già nel 1700, non erano certo un’utopica visione del mondo. E né lo sono le scoperte scientifiche in merito alla malattia mentale. Laddove, in primis, è il narcisismo maligno a guidare, nella stragrande maggioranza dei casi, chi governa il mondo.