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L'attrice Iaia Forte: Milano alimenta il dialogo per anticipare i cambiamenti. Qui non si alzano muri

«A Milano non mi sento mai sola». Lo racconta l’attrice napoletana Iaia Forte, che aggiunge «tra i milanesi non c’è la ricerca spasmodica di se stessi, c’è invece l’abitudine a confrontarsi e ad accogliere» di Massimiliano Chiavarone

L'attrice Iaia Forte

Milano, 7 giugno 2015 - «A Milano non mi sento mai sola». Lo racconta l’attrice napoletana Iaia Forte, che aggiunge «tra i milanesi non c’è la ricerca spasmodica di se stessi, c’è invece l’abitudine a confrontarsi e ad accogliere».

Cosa non le piace e cosa non ritrova in questa città? «Soffro la volgarità, l’arroganza e la sopraffazione. A Milano si è abituati a stringere rapporti meno squilibrati e alienati. C’è una borghesia illuminata, aperta al nuovo che riesce a decodificare le situazioni e a farsi un’idea di quello che accade.

Prime prove di soggiorno a Milano? «Agli inizi degli anni ’90 per lavoro. Recitavo nel “Misantropo” di Molière accanto a Toni Servillo che poi ritrovai sempre a Milano, in un’altro lavoro, “Rasoi” di Enzo Moscato, con la regia di Mario Martone. Anche se amavo già Milano dopo aver visto “Rocco e i suoi fratelli” di Visconti».

Qual è la caratteristica di questa città? «Il suo naturale spirito di accoglienza, senza forzature, ne è la dimostrazione l’immigrazione dei tanti italiani del sud Italia che qui si sono inseriti perfettamente. La forza e la ricchezza di contenuti delle periferie e del proletariato milanese che ho conosciuto attraverso le opere di Testori e poi la segretezza di Milano, quel suo aspetto nascosto e di profonda bellezza racchiuso nei cortili, nei giardini interni dei palazzi. Milano è una città dalle molte facce».

La via che preferisce? «Corso Garibaldi. Ci ho vissuto nel 1996 durante la lavorazione del film “Luna e l’altra” di Maurizio Nichetti per cui vinsi il Nastro d’Argento. Abitavo in una casa che allora era di Silvio Orlando. In questo corso mi sento protetta da una dimensione di paese che 20 anni fa era ancora più forte, con le sue case giallo Milano, le sue ringhiere, i suoi balconcini in muratura. E poi il Piccolo Teatro Strehler a pochi passi».

Ci parlava di Giovanni Testori? «Sì, di lui ho interpretato sempre a Milano “L’Ambleto” con la regia di Tiezzi. Conoscere Milano attraverso i lavori di Testori mi ha aperto la mente, come anche leggere i suoi studi sulla pittura lombarda e la valorizzazione che ha fatto di pittori prima misconosciuti come Tanzio da Varallo, uno degli esponenti del rinnovamento artistico della pittura del ‘600 tra Lombardia e Piemonte».

Il teatro torna sempre nei suoi discorsi… «Sì, fa parte della mia vita, soprattutto in questa fase a cui dedico gran parte della mia attività. A Milano si sente che il teatro è un bene di tutta la città, nel solco di quello che hanno creato Paolo Grassi e Giorgio Strehler, cioè un teatro etico, in grado di stimolare la riflessione e risvegliare le coscienze un po’ come Atene nel V secolo. E’ anche grazie al teatro che migliorano le relazioni tra i cittadini, la cultura combatte il degrado e porta a un maggior rispetto per gli altri».

Com’è il pubblico milanese? «Il migliore d’Italia, sempre attento, presente, assiduo. Un altro incontro milanese importante è stato quello con Luca Ronconi, con cui ho lavorato anche a Milano in due produzioni “Il Panico” e “Lo specchio del diavolo”. La sua capacità di leggere il testo mi ha fatta crescere professionalmente, ha impresso una svolta nella mia carriera di attrice».

Insomma lei napoletana verace trabocca d’amore per Milano? «Milano con Napoli, costituiscono i due centri più europei d’Italia. Penso alla mia città, la porta d’Oriente, che ha conservato la sua identità, ha rifiutato di omologarsi e di farsi spappolare dalla criminalità. Il capoluogo lombardo invece mi ha confermato la convinzione di quanto sia fondamentale alimentare il dialogo culturale per poter comprendere e anche anticipare i cambiamenti. A Milano ho capito che alzare i muri è l’errore più grande che una popolazione possa fare».

di Massimiliano Chiavarone mchiavarone@yahoo.it