MASSIMILIANO MINGOIA
Cronaca

Milano e l’hockey, il lungo addio. L’ex campione: “1,5 milioni per riaprire l’Agorà? Sono pochi”

Ico Migliore, ex asso della stecca, ora architetto, lancia un grido d’allarme: "Non vedo eredità sportive che verranno lasciate dalle Olimpiadi 2026. Ripartiamo dalle piste di ghiaccio a Natale per far giocare i bambini"

Ico Migliore, ex campione di hockey, nel suo studio di architettura

Ico Migliore, ex campione di hockey, nel suo studio di architettura

Milano – Ico Migliore, un passato da campione di hockey su ghiaccio, atleta olimpico e dirigente di Hockey Milano Vipers e Hockey Milano Rosso Blu, un presente da architetto dello studio Migliore+Servetto e professore del Politecnico, il palaghiaccio Agorà è chiuso da gennaio, due bandi del Comune per trovare un gestore sono falliti e la Giunta è pronta a lanciarne altri due. Come vede la situazione dell’hockey in città?

"La vedo malissimo. Non da oggi, ma da anni, da quando ero dirigente dell’H.C Milano Rosso Blu, che giocava proprio all’Agorà, un impianto in condizioni critiche da 15 anni, ancora di più oggi che il vecchio gestore, il responsabile di Agorà srl Pompeo Guarnieri, è morto. L’aumento dei costi dell’energia ha dato la mazzata finale. Nessuno ha pensato a intervenire per tempo ed evitare la chiusura del palaghiaccio di via dei Ciclamini, considerando il fatto che Milano ospiterà le Olimpiadi invernali del 2026".

Chi avrebbe dovuto agire prima per salvare l’Agorà? Il Comune, che è il proprietario?

"Si poteva agire prima e meglio. Adesso sarà molto complesso trovare un concessionario italiano che voglia investire per ristrutturare e rilanciare l’Agorà".

Il precedente progetto di restyling di Agorà srl ammontava a 10 milioni di euro, ma mercoledì in commissione l’assessore allo Sport Martina Riva sosteneva che per riaprire il palaghiaccio servono 1,5 milioni di euro...

"No, con 1,5 milioni di euro non si riuscirà a riaprire l’Agorà, serve un investimento maggiore".

A Milano, intanto, non c’è più neanche una squadra di hockey iscritta al campionato.

"L’hockey su ghiaccio a Milano è stato uno sport importante ma ora rischiamo di arrivare ai Giochi 2026 senza avere un’identità italiana legata a questo sport. Visto l’obiettivo olimpico, si poteva fare il tentativo di trovare un partner internazionale legato a una squadra straniera importante e pronto a investire su una squadra italiana. Oppure si poteva fare entrare la squadra di Milano nella Ebel League con uno sponsor austriaco. Ma non è stato fatto nulla, l’Agorà cade a pezzi e mancano poco più di due anni alle Olimpiadi".

Quali eredità lasceranno i Giochi a Milano per gli sport sul ghiaccio? L’Agorà è chiuso, l’ex Palasharp rischia di non essere più un impianto olimpico, il PalaItalia punta più sui concerti che sul ghiaccio.

"Mi chiedo da tempo: ma queste Olimpiadi a Milano cosa lasceranno dal punto di vista sportivo? Solo impianti temporanei per il ghiaccio, come il palazzetto nella Fiera di Rho per il pattinaggio di velocità? Servirebbe almeno un impianto per lo sport di base sul ghiaccio".

Gli anni d’oro dei Diavoli al Piranesi o della Saima campione d’Italia con il Forum di Assago stracolmo potranno tornare o è solo un’utopia?

"Ci si potrà tornare, ma non dall’oggi al domani. Bisogna ricostruire la storia dell’hockey a Milano. Serve una scintilla. Intanto si può ripartire da iniziative più piccole".

Un esempio?

"A Natale si potrebbero installare piste di ghiaccio temporanee dedicate agli sport sul ghiaccio, non solo alla ricreazione. Un modo per rilanciare la cultura sportiva in vista della Olimpiadi 2026 e far conoscere questi sport ai bambini. Chiamerei questo progetto le ‘Agorà’, cioè piazze dove tornare a far praticare gli sport sul ghiaccio".