MARIANNA VAZZANA
Cronaca

Quei figli inghiottiti dal buco nero della droga, lettere e telefonate dalle madri: comunità piene e a volte il lieto fine

Lo psicologo Feder: "Io, tramite con le famiglie". Una giovane è tornata a casa

Droga

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Milano - «Ci sono stati dei passi avanti ma Rogoredo resta un non luogo. Incontro sorelle disperate che cercano i loro fratelli. Mi telefonano madri che non hanno più notizie dei loro figli. Il turn over è continuo, in questa terra che ancora è tenuta sotto scacco dalla droga". Nella piazzola di fronte al famigerato ex boschetto che è stato ripulito nel 2019 dopo la stretta di controlli imposti dalla Prefettura, ogni mercoledì arrivano i volontari del “Team Rogoredo“, coordinati dallo psicologo Simone Feder. C’è ancora tanto da fare, sottolinea, per i “fantasmi“ che popolano le nuove aree di spaccio, verso San Donato, lungo la spianata di terra sotto il cavalcavia dell’autostrada o vicino ai binari della ferrovia. Per raggiungere i pusher, scavalcano le staccionate e rischiano la vita trovandosi accanto ai treni dell’Alta velocità. I volontari ridanno agli invisibili un’identità, chiamandoli per nome. E spesso fanno da tramite tra loro e le famiglie. "Mamme mi chiedono notizie da tutta la Lombardia e anche da fuori regione. Mi si spezza il cuore quando sento signore implorare aiuto per i propri ragazzi", dice Feder.

In questi mesi ha aiutato una di loro che non vedeva più la figlia da novembre. Ora la ragazza, ventenne, è tornata a casa. E la madre racconta il dramma vissuto: "Mia figlia è arrivata a un passo da Rogoredo. Viveva in condizioni precarie nella zona della stazione Centrale, dopo essere scappata di casa per raggiungere il suo compagno, disperato pure lui, con cui ha avuto un figlio (affidato a me). Io non vivo a Milano. Non sapevo come fare. Mi sono rivolta alle forze dell’ordine ma non potevano fare molto, perché mia figlia, maggiorenne, si era allontanata volontariamente. Ma io sapevo che lei aveva bisogno di aiuto. E cercando on line i contatti di associazioni e professionisti ho trovato il numero di Simone Feder. Mi ha aiutato a ritrovare mia figlia, che è tornata a casa ad aprile. Per me è la fine di un incubo, non lo ringrazierò mai abbastanza".

Feder spiega che a Rogoredo "incontro ragazzi italiani e stranieri, ultimamente molti bengalesi. Ci sono anche delle ragazze che non si sentono a loro agio a restare da sole, nelle aree verdi, di notte. Eppure dormono lì. Tanto è grande il richiamo dell’eroina e della cocaina. Addirittura preferiscono avvicinarsi agli spacciatori e stare vicino ai luoghi di scambio di stupefacente, perché dicono di sentirsi “più protette“ dal continuo passaggio. Difficile convincerle a cambiare vita, a uscire per sempre da quella situazione entrando in comunità".

Difficile anche perché il costo dello stupefacente si è abbassato rispetto al passato: la “nera“, l’eroina, si vende a meno di 15 euro al grammo. Per la “bianca“, la cocaina, ce ne vogliono meno di 50. Ma una punta, che significa 0,1 grammi di eroina, si può avere al prezzo di un pacchetto di caramelle. Insomma, è alla portata di tutti. «Siamo preoccupati per la minaccia del Fentanyl (la cosiddetta “droga degli zombie“ che sta devastando l’America, un potente oppioide sintetico, 50 volte più potente dell’eroina, ndr ) ma al momento siamo tranquilli perché dalle analisi che abbiamo effettuato non è emersa la presenza di questa sostanza". Resta però da capire quali siano le sostanze da taglio utilizzate, "alcune delle quali causano problemi ai disperati di Rogoredo, che ci troviamo a medicare per macchie e ferite sulla pelle".