di Anna Mangiarotti
Cancellare “Il cinque maggio”. Operazione tanto più apprezzata dalle generazioni che hanno subito la retorica scolastica, a lungo esercitatasi su quest’ode. Ma per le cancellature apportate sulla minuta manzoniana da Emilio Isgrò, siculo-greco d’origine, milanese dagli anni Cinquanta, addirittura "immensa gratitudine" dichiara James Bradburne, direttore anche della Biblioteca Braidense. Qui si custodisce il manoscritto autografo: un fascicoletto di 6 carte, in cui Alessandro aveva espresso l’emozione profonda suscitata dalla notizia della morte di Napoleone prigioniero degli inglesi, avvenuta il 5 maggio 1821 nell’isoletta atlantica di Sant’Elena, comunicata dalla “Gazzetta di Milano” il 16 luglio. Nella villa di Brusuglio, Manzoni sfoglia il giornale. E irresistibile sente la voglia di scrivere una poesia (due giorni per comporre, due per correggere) intorno all’uomo fatale: “Quelli sono momenti - diceva - di scrivere versi, quando ve li sentite nascere sotto i piedi”.
E Isgrò a sua volta, chiarisce che "non spinto dalla ragione" ha incominciato a fare della cancellatura la propria cifra artistica. Ieri, alla Braidense ha donato il “Cinque maggio. Minuta cancellata”. Resta “Ei fu...” e “Del creator suo spirito” e poco altro. E vien la curiosità di leggere proprio sotto le cancellature. Risultato conseguito: "Non si cancella per negare il testo, ma per capirne meglio il significato, per accorgersi di che cosa c’era prima. È un modo per esaltare la parola, non per contestarla", ci avvisa il cancellatore. Intervenuto anche sulla copia pulita. Manzoni l’aveva fatta scrivere al fattore di Brusuglio, che aveva una bella calligrafia, per sottoporla alla censura. Che infatti l’annulla del tutto, vietandone la stampa: troppo splendido l’omaggio al nemico dell’Austria. Per l’esattezza, all’ufficio competente sono sottoposte due copie. Una sarà restituita all’autore e l’altra, uscita dalle mani di un impiegato, come appunto calcola Manzoni, copiata e ricopiata farà il giro del mondo. In pochi mesi, 20 traduzioni, compresa quella in portoghese di don Pedro de Alcantara, imperatore del Brasile. Vicenda raccontata da Gianni Rizzoni del delizioso libretto “Cinque Maggio”, pubblicazione prevista l’anno prossimo, a 150 anni dalla morte di Manzoni. Intanto, isoliamoci dalle immagini sonore della comunicazione mediatica, e soffermiamoci sulle formiche che Isgrò fa brulicare nelle sue cancellature, sugli spezzoni di parole sfuggite alla furia cancellatoria. Lasciano intravedere una storia: "Alla fine tutto nasce dalle parole - ammette il pittore - e quello di Napoleone non è l’ultimo impero crollato, ma uno dei tanti che ormai crollano uno dopo l’altro".