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Carlo Colopi dirige l’Ispettorato del Lavoro di Milano competente anche sulla provincia Monza-Brianza
di Andrea Gianni
MILANO
Grazie all’ingresso di nuovo personale c’è stato un "salto di qualità" nei controlli in materia di salute e sicurezza sul lavoro. In un anno 1300 ispezioni in aziende, coordinate dall’Ispettorato del Lavoro di Milano. E in 75 su 100 sono state riscontrate piccole o macroscopiche irregolarità, con un totale di circa 700 violazioni penali riscontrate solo in questo ambito. Numeri messi sul tavolo da Carlo Colopi, dirigente dell’Ispettorato, competente sulla Città metropolitana e sulla provincia di Monza-Brianza.
Quali sono le irregolarità più diffuse emerse dai controlli?
"Circa il 75% delle imprese controllate è risultata non a norma, ed è vasta la gamma delle irregolarità. Tra quelle più frequenti c’è la mancata redazione del documento di valutazione dei rischi, la mancata dotazione di dispositivi di protezione individuali, lacune nella formazione dei lavoratori, che è un elemento cruciale in materia di salute e sicurezza. Formazione che a volte è solo sulla carta, affidata a enti e scuole che sono dei “diplomifici“. Il legislatore, giustamente, ha voluto accendere un faro su questo tema. Poi, esulando dal tema sicurezza, assistiamo a un aumento dei distacchi irregolari, che possono nascondere un mercimonio di manodopera. Il 2024 è stato un anno terribile per gli infortuni, mentre in questo inizio 2025 i segnali sembrano più rassicuranti, almeno nell’edilizia".
Per quali fattori?
"Un effetto positivo potrebbe essere legato all’entrata in vigore della patente a crediti obbligatoria, che quantomeno sta facendo pulizia in un settore dove operano tantissime ditte sconosciute, anche individuali. Per lavorare sui cantieri, in questo momento, tutti devono dotarsi della patente a crediti e mettersi in regola".
I problemi di organico dell’Ispettorato a Milano, denunciati più volte, sono superati?
"L’Ispettorato ha sempre una carenza mostruosa di organico, ma gli ultimi concorsi hanno consentito di inserire forze fresche e di portare a termine nel 2024 oltre 1300 ispezioni su salute e sicurezza. Oggi possiamo contare su 15 ispettori specializzati su questo fronte, mentre in passato ce n’erano solo due. Considerando che le aziende da controllare sono migliaia, il personale a disposizione è ancora insufficiente. Un anno fa l’Ispettorato contava complessivamente 200 dipendenti, che ora sono scesi a 148 mentre le pratiche da svolgere, anche legate al nuovo decreto flussi, aumenteranno. Il problema è che il personale assunto su Milano tende a lasciare la città e a trasferirsi in altre regioni o in altri enti pubblici. Proprio in questi giorni ho dovuto salutare due bravi ispettori, che dopo due anni e mezzo ci hanno lasciato perché hanno vinto il concorso dell’Agenzia delle Dogane. Questa “fuga“ è dovuta al costa della vita e della casa che a Milano è ormai insostenibile".
Visto che gli stipendi restano gli stessi da Nord a Sud, come si potrebbe intervenire?
"Senza poter usare la leva degli stipendi, bisognerebbe fare una riflessione molto seria e trovare agevolazioni immobiliari per i dipendenti pubblici, perché tutte le pubbliche amministrazioni nelle zone più dinamiche d’Italia sono in sofferenza".
Tornando al tema dei controlli, esiste un problema di caporalato e sfruttamento a Milano?
"Noi abbiamo sempre i fari accesi sul tema dello sfruttamento del lavoro, emerso anche dalle indagini della Procura sul mondo dell’alta moda. Siamo in contatto con gli enti anti-tratta del Comune, con associazioni di stranieri e mediatori culturali che si muovono nelle comunità per cogliere segnali. Non è facile intercettare i casi, ma a volte succede. Il problema è nella filiera di appalti e subappalti, dove è più difficile intervenire".
Da quasi un anno è aperto il tavolo in Prefettura con le aziende dell’alta moda. Si arriverà a un’intesa?
"Il protocollo è in dirittura d’arrivo, nell’ultimo incontro abbiamo mosso passi importante e da parte della Prefettura c’è un grande sforzo. Segnerà una presa di coscienza dei committenti sulle loro responsabilità negli appalti".