Chi questa cammina passeggia per il centro di Milano si troverà di fronte a tanti “inediti” manifesti che ci testimoniano quanto la guerra tra Israele e Hamas non sia affatto lontana.
Le principali piazze del cuore della città, cioè Duomo, Cordusio, Castello, Cairoli, sono state tappezzate da cartelli con i volti degli ostaggio israeliani in mano ad Hamas dallo scorso 7 ottobre quando le milizie palestinesi hanno fatto incursione in territorio israeliano dalla Striscia di Gaza uccidendo un migliaio di ebrei, sequestrando 229 persone, tra cui tanti giovani e bambini, e scatenando la reazione di Tel Aviv che in queste ore sta entrando nel vivo.
“Rapiti” e “Aiutateci a riportarli a casa”. Così è scritto sui cartelli incollati la scorsa notte da un non meglio precisato collettivo di giovani italiani e israeliani all’ingresso delle stazioni della metropolitana e sui muri dei palazzi è scritto. Non solo volto e nome degli ostaggi ma anche la data di nascita e qualche cenno biografico per “umanizzare” il più possibile la loro immagine nel ricordo di chi la guarda.
Le reazioni sui social
Le foto dei volantini stanno facendo il giro del web e tanti sono i commenti sui social. “Queste foto degli ostaggi da Hamas, tenuti prigionieri a Gaza, pubblicate all'alba oggi a Milano, significano molto per me - scrive ad esempio un utente -. Milano è dove mia nonna trovò rifugio quando fuggì dalla Germania nazista e mio nonno la incontrò e ricostruì la sua vita dopo essere sopravvissuto ai campi”.
Gruppo spontaneo
Il blitz dei volantini è realizzato da un gruppo, nato spontaneamente, di israeliani che vivono a Milano e da alcuni ebrei italiani: hanno partecipano persone dai 20-30 anni fino ai 60. L’idea è stata di una 21enne nata e cresciuta a Milano ma di origini israeliane, che si è trasferita in Israele qualche anno fa: “Sono rientrata a Milano una settimana e mezzo fa e sentivo il dovere di fare qualcosa – ha spiegato all'Ansa la giovane, che vuole rimanere anonima – In altre città ho visto iniziative per gli ostaggi ma Milano era silenziosa e così abbiamo deciso di creare questo piccolo gruppo che ha realizzato una prima azione”.
Sono nostri fratelli
Le persone che sono ostaggio di Hamas “sono nostri fratelli e sorelle e tutti dobbiamo ricordarcelo – ha aggiunto – dobbiamo riportarli a casa. Quello che è successo il 7 ottobre scorso è stata un’atrocità che non si vedeva dall'Olocausto e da parte del governo c'è stata una risposta per difendersi”.
La sinagoga vuota
Il gruppo ha agito alle prime ore dell'alba "perché abbiamo paura – ha proseguito la giovane – viviamo in un clima di odio e antisemitismo e io che sono italiana ed ebrea ho paura a girare per la strada. Quando vado a pregare la sinagoga è vuota. C’è un livello di odio che la gente deve conoscere”.
La bandiera e minacce
La 21enne ha raccontato l'episodio di un suo amico che ha appeso la bandiera d'Israele fuori dal suo balcone in segno di solidarietà "ed è stato minacciato sotto casa da un gruppo di ragazzi arabi e ha dovuto toglierla – ha concluso – Non tutti sono così certo ma la gente deve saperlo”. Il gruppo – ha annunciato – porterà avanti altre azioni per sensibilizzare i cittadini sul tema degli ostaggi e del conflitto.