Milano – Tredici gennaio 1985. Quarant’anni fa, come oggi, le strade iniziavano a imbiancarsi. Era l’inizio di quella che ancora oggi resiste come la nevicata storica. Novanta centimetri a Milano, oltre un metro a Sondrio e Varese. Brescia, Lecco e le città di mezza Lombardia furono coperte da una coltre bianca mai vista prima (né dopo). La neve continuò a cadere per tre giorni e mezzo: fu la paralisi. Un fenomeno eccezionale, testimoniato dalla cronaca dei quotidiani, da libri, brani musicali (Zero dei Bluvertigo). E da foto in bianco e nero che raccontano un passato ancora più lontano di quanto non dica il tempo alla luce dei dati scientifici degli ultimi trent’anni.
"Nel 1985 – spiega Matteo Zanetti, meteorologo di Arpa Lombardia, l’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente – ci fu un’irruzione di aria fredda dall’area nord-est europea (Russia e Scandinavia). Successivamente transitò una perturbazione dall’area atlantica. Perché nevichi con accumuli significativi in Pianura Padana si deve configurare questo scenario: molto freddo negli strati bassi dell’atmosfera, vicino al suolo, aria umida che scivola dal Mediterraneo. Nel 1985 e nei decenni precedenti erano condizioni frequenti, ora lo sono meno".
L’ultima volta è successo nel 2006 (27 gennaio): "Nevicò per un giorno e mezzo a differenza dei tre giorni del 1985, arrivammo a 50 centimetri con una velocità sorprendente". Poi la temperatura si alzò e la neve lasciò il posto alla pioggia limitando i disagi. "Negli ultimi 30-40 anni le nostre stazioni meteorologiche presenti in Lombardia hanno rilevato un aumento di mezzo grado ogni dieci anni nelle stagioni invernali – rivela Zanetti –. Le irruzioni siberiane di aria gelida sono meno frequenti. Condizioni come quelle del 1985 diventano meno probabili. Non possiamo escluderle, però, perché rientrano perfettamente nelle caratteristiche del nostro clima". Che, tuttavia, sta cambiando.
"La temperatura è un parametro facilmente rilevabile, oggettivo e omogeneo – sottolinea il meteorologo di Arpa –. Ci sono differenze piccole tra aree vicine. Negli ultimi 40 anni fa più caldo, con 0,8 gradi in più per decennio: c’è una tendenza al riscaldamento, che nella fascia alpina e prealpina della regione è ancora più accentuata di quanto non si registri in pianura. Gli ultimi tre anni, inoltre, sono stati più miti, anche se ancora non possiamo parlare di accelerazione del cambiamento climatico in quanto il periodo è troppo breve".
Dalla nevicata del secolo a oggi l’altro cambiamento significativo riguarda le precipitazioni. "A differenza delle temperature – precisa Zanetti – non c’è una variazione univoca. Negli ultimi tre anni abbiamo vissuto la stagione più secca (2022) e quella più piovosa (2024), la seconda dal 1991 a oggi in Lombardia. In questo caso, il cambiamento climatico può portare a condizioni estreme opposte anche a distanza di poco tempo. In un mondo più caldo, però, è presente più acqua sotto forma di vapore acqueo che, se condensa, assicura un potenziale maggiore di precipitazioni".
Maurizio Maugeri, climatologo e professore ordinario all’Università degli Studi di Milano (Dipartimento di Scienze e politiche ambientali), mette in guardia però da un pericolo collegato al cambiamento climatico: "Le indicazioni sono per una tendenza stabile delle precipitazioni, ma questo non vuol dire che non cambieranno le risorse idriche. Ne avremo di meno durante la stagione calda a causa dei minori accumuli nevosi in montagna e di più nella stagione invernale, nei corsi d’acqua. La tendenza esplosiva delle temperature verificata negli ultimi decenni è destinata a proseguire almeno a medio termine, mentre il futuro dipenderà da quanto saremo capaci di ridurre le emissioni che concorrono ad alterare il clima. Se saremo bravi il ritmo con cui crescono le temperature rallenterà, in caso contrario proseguirà". La nevicata del 1985 è al sicuro. Difficilmente sarà coperta da un nuovo record.