Sono le quattro del pomeriggio quando Attilio Fontana fa ritorno in Consiglio regionale. Arriva di corsa, il governatore. Federico Romani, presidente del Consiglio regionale, ha appena annunciato l’apertura della votazione sulla pregiudiziale di legittimità costituzionale di un’eventuale legge lombarda sul Fine Vita. Fontana evidentemente vuole esserci: "Mi sembra doveroso esserci e votare, anche per rispetto dell’Aula", dirà in replica ad una domanda. Del resto, qualche ora prima il presidente della Regione lo aveva “promesso“ persino alle opposizioni in uno scambio di battute con Carmela Rozza appena fuori dall’Aula. "Presidente, non ci abbandonerà mica al momento del voto?", chiede la consigliera regionale del Pd. "Sarò presente" ribatte Fontana. Diversi gli appelli lanciati al governatore in questi giorni: quello di Marco Cappato, tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni, promotrice della proposta di legge sul Fine Vita insieme al Comitato Liberi Subito, quello di 26 liberali del centrodestra, tra i quali Gabriele Albertini, ex sindaco di Milano, e Gianluca Vago, ex rettore dell’Università Statale, e, non ultimo, quello delle stesse opposizioni di centrosinistra: Pd, M5S, Patto Civico, AVS e Italia Viva.
Tutti a chiedergli, in sintesi, di essere coerente con quanto dichiarato due mesi fa proprio a margine di un incontro con Cappato: "Ho sempre pensato – aveva detto Fontana a fine settembre – che su temi etici di una rilevanza così importante ognuno di noi debba affidarsi alla propria coscienza. Nel caso specifico, ritengo che l’obiettivo debba essere quello di applicare la sentenza della Corte Costituzionale comprendendone i contenuti. Nell’esame del provvedimento l’Aula focalizzi la propria attenzione su questo aspetto". Traduzione: cari consiglieri, mettete da parte pregiudizi, bandiere e ragioni di partito. Non è avvenuto, ieri. Alla fine in Consiglio regionale è passata la linea di Fratelli d’Italia, la maggioranza di centrodestra ha approvato la pregiudiziale di legittimità costituzionale presentata da Matteo Forte, presidente della Commissione Affari Istituzionali, ciellino doc, eletto nelle fila del partito di Giorgia Meloni.
Detto altrimenti: si è sancito il principio che la Regione non può varare una legge che fissi le procedure e le tempistiche in base alle quali i malati terminali che versino nelle condizioni di salute fissate dalla Consulta possono ricorrere al suicidio medicalmente assistito perché la competenza su questa materia è statale. La pregiudiziale, però, è passata con 43 voti a favore e 34 contro. Nel centrodestra ci sono quindi stati 6 dissidenti e tra questi ci sarebbe pure lo stesso Fontana, che avrebbe di fatto votato come le opposizioni. Il voto è avvenuto a scrutinio segreto, ma fonti qualificate confermano che il governatore ha votato secondo coscienza. In fondo lo ha fatto intuire lui stesso a margine della votazione: "Mi sembra che il voto sia andato in una certa direzione, del resto l’Aula è sovrana e ha deciso di porre una questione di carattere pregiudiziale. Ma c’è stata libertà di coscienza: qualcuno ha votato a favore, qualcuno ha votato contro, anche qualcuno dalla maggioranza ha votato con l’opposizione contro la pregiudiziale". Anche Cappato si presenta in Consiglio regionale e a voto deciso non si da per vinto: "L’accesso al suicidio assistito è già un diritto, oggi c’era l’occasione di definire modalità e tempi certi nell’attuazione di questo diritto ma si è deciso di non coglierla compiendo un atto di irresponsabilità che lascia soli i malati e i medici. Rimane, però, un obbligo della Regione rispondere alle richieste dei malati, quindi noi continuiamo ad aiutare i malati ad esigere una risposta in tempi rapidi: già alcune azienda sanitarie sono state condannate per non aver risposto. E d’altra parte se Regione si rifiuterà di predisporre le modalità di attuazione del Fine Vita, lo faremo noi: è obbedienza civile, alla Consulta, non disobbedienza".
Toccante, dai banchi delle opposizioni, l’intervento di Lisa Noja, consigliera regionale con disabilità di Italia Viva: "Non so se e quando capiterà a me di trovarmi nella condizione di voler porre fine alle mie sofferenze, è un pensiero con il quale mi confronto spesso, più spesso di quanto accada a voi: spero solo che se dovesse capitarmi, le istituzioni non mi lascino sola". Agrodolce quello di Michela Palestra, capogruppo del Patto Civico: "Con l’approvazione della pregiudiziale in questo Consiglio regionale si sta consumando la sconfitta della politica, che decide di non decidere. Ma nonostante tutto sappiamo che è solo questione di tempo, che i tempi sono ormai maturi per una legge sul Fine Vita". Per Pierfrancesco Majorino, capogruppo del Pd "il centrodestra ha dato una dimostrazione di viltà perché non sono neanche riusciti a bocciare la legge nel merito, hanno impedito che fosse discussa". Nicola Di Marco, capogruppo del Movimento 5 Stelle ricorda il via libera al suicidio assistitito appena riconosciuto dall’Asst ad una milanese: "Dibattito surreale. Mentre il centrodestra affossava il progetto di legge in Aula, nascondendosi dietro alla decisione di non decidere, fuori di qui i nostri operatori sanitari lavorano per rispettare quanto disposto dalla Corte Costituzionale".
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