Milano, 1 dicembre 2024 – "Giustizia, giustizia", urlano in cinquecento nella sera di nebbia del Corvetto, all’angolo tra via Ripamonti e via Quaranta, vicino al distributore di benzina dove Ramy Elgaml è morto una settimana fa a 19 anni, nello schianto del TMax guidato dal 22enne Fares Bouzidi dopo un alt ignorato e otto chilometri di fuga dai carabinieri, a velocità folle e contromano.
Vogliono "verità e giustizia", si legge nello striscione incorniciato da fumogeni rossi e blu, per Ramy l’egiziano, ma anche per il tunisino Fares, che è agli arresti per resistenza in ospedale (ieri sera si è risvegliato dal coma farmacologico dopo un delicato intervento maxillo-facciale) e indagato per omicidio stradale, al pari del carabiniere che guidava la prima auto inseguitrice che s’è schiantata contro il semaforo, e che ha cercato di rianimare il 19 enne con il massaggio cardiaco.
La manifestazione
Le immagini di una telecamera che ha inquadrato la fase finale della corsa non sciolgono infatti il dubbio, oggetto d’indagine, su un possibile urto tra la macchina e il TMax, ma escludono che si sia trattato di un urto volontario.
Eppure una esponente dei Giovani palestinesi d’Italia, reduce dal corteo pro Gaza del pomeriggio in via Padova, durante una sosta in piazzale Ferrara per far volare due lanterne azzurre in cielo non esita a parlare di "omicidio di Ramy", sollecitando una "risposta collettiva a una vita di ingiustizia". Nel corteo, tra mamme nordafricane e figli di seconda generazione che scandiscono slogan in arabo mentre una cassa rimanda preghiere islamiche, si nota anche la presenza di militanti dei centri sociali Cantiere e Lambretta, nonché di Niccolò Alberto Bosacchi, coinvolto nel 2018 in un’operazione dei carabinieri sulle occupazioni abusive in zona Giambellino.
L’appello
Ma nella polveriera del Corvetto, raggiunta nelle ultime ore, sul fronte opposto, da due presidi in sequenza della Lega (con la presenza, prevista e poi ritirata, del leader Matteo Salvini) e di Fratelli d’Italia dopo la guerriglia urbana scatenata da una settantina d’incappucciati che lunedì sera hanno devastato un autobus e lanciato bombe carta alla polizia, le regole d’ingaggio per la fiaccolata sono chiare.
"Chi ha intenzione di trasformare questa iniziativa pacifica in qualcosa di violento può andarsene subito, qui non è bene accetto", è il messaggio alla partenza del corteo che da piazza Gabrio Rosa percorrerà trecento metri nel silenzio, interrotto da un breve applauso in via Mompiani, davanti alla casa di Ramy dove la sua famiglia ha preferito rimanere, evitando di partecipare. Mentre ha deciso di esserci Neda Khaled, la fidanzata del diciannovenne. All’arrivo si china a piangere in mezzo gli altri, davanti ai fiori depositati accanto al distributore.