MARIANNA VAZZANA
MARIANNA VAZZANA
Cronaca

Il corteo dell’8 marzo: "Creiamo la zona fucsia". Blitz “colorato“ in strada

In migliaia con “Non una di meno“ al grido di "Lotto, boicotto e sciopero". I flash mob: gonne sollevate, vetrina imbrattata e protesta contro il caro affitti.

Un momento della manifestazione di “Non una di meno“ (Foto Canella)

Un momento della manifestazione di “Non una di meno“ (Foto Canella)

di Marianna VazzanaMILANO"Siamo la rivoluzione". È scritto su un cartellone accanto a un corpo di donna nudo, vestito solo di fiori e circondato da farfalle. "Ma per niente debole", l’urlo. Il disegno si solleva sulla folla di migliaia di persone, 10mila è la stima ufficiale, 20mila per le organizzatrici, insieme a centinaia di altri slogan – tra cui "sorella io ti credo", "ci vogliamo libere e vive" –, bandiere della Palestina e della Pace alla manifestazione di “Non una di meno“: “Lotto marzo, sciopero transfemminista globale“ partita da piazza Duca d’Aosta e terminata in piazza Scala nella Giornata internazionale della donna. In viso, i partecipanti indossano le maschere da luchador (combattenti) viola e oro. Il corteo si apre colorando di fucsia una porzione d’asfalto di fronte alla stazione Centrale: "Questa – grida una delle attiviste al megafono, dal camion che guida il serpentone umano – è una delle zone rosse di Milano (aree in cui, dallo scorso 1° gennaio, le forze dell’ordine possono allontanare immediatamente coloro che sono sorpresi in atteggiamenti violenti, minacciosi o molesti e che hanno determinati precedenti, ndr). Le zone rosse sono un’anteprima del Ddl sicurezza 1660. Le persone possono venire fermate, identificate, catalogate e allontanate in base alla totale discrezione degli agenti presenti. È stato detto che uno degli obiettivi è “allontanare i molestatori” ma ci chiediamo: chi sono i molestatori? La nostra lotta transfemminista è una lotta antirazzista, ecco perché oggi questa diventa zona fucsia". La prima fila regge lo striscione di testa con la scritta "Lotto boicotto sciopero. Transfemministe con la resistenza palestinese" mentre sul camion si leggono messaggi contro guerra e patriarcato. I discorsi con il megafono proseguono: "Lottiamo contro la violenza maschile sulle donne e di genere, contro la violenza sistemica e strutturale, contro le guerre e ogni forma di attacco ai nostri corpi", ma anche "per i nostri diritti: per un reddito di autodeterminazione universale, contro le molestie sul lavoro, a scuola, ovunque. Per il diritto universale alla salute e all’aborto". E poi "boicottiamo il consumo dei prodotti e delle marche che supportano il genocidio in Palestina, in Congo, in Rojava e in tutto il mondo". Ancora: "Se “il patriarcato non esiste” e non vale la pena investire sulla prevenzione della violenza nelle scuole, noi scioperiamo". Una manifestazione aperta "a tutte le soggettività", altra precisazione riportata su uno striscione. Su un altro, il messaggio "La testa del corteo è flinta", acronimo che comprende female, lesbian, intersex, non binary, trans e agender (identità di genere neutra). Secondo atto in via Vittor Pisani dove va in scena lo “Anasyrma“, il gesto di alzarsi le gonne: "Rivendichiamo la libertà di usare i nostri corpi come più ci piace". Pochi minuti dopo, in piazza Oberdan viene imbrattata una vetrina del McDonald’s per "boicottare – dicono le organizzatrici – le marche che finanziano il genocidio in Palestina". Su Instagram, però, c’è chi contesta il gesto, come una utente che scrive: "Quello è un esercizio commerciale dove all’interno ci sono anche donne che hanno necessità di lavorare. Quest’azione è orrenda. Professate pace ma agite al contrario". Quarto flash mob in corso Venezia dove le attiviste si colorano le mani di vernice rossa per ricordare che "l’anno scorso i femminicidi sono stati più di 120" e invitare "tutti a lottare insieme contro la violenza di genere". Infine, in piazza Meda, presi di mira il caro affitti e le piattaforme online per gli affitti brevi: quindi, blitz con fumogeni e scritte per promuovere il referendum sulla cittadinanza e per il diritto alla casa. Tra i partecipanti, donne e uomini di ogni età. "Io arrivo da fuori Milano – fa sapere una donna ultrasessantenne – e sono qui per lottare per i diritti. In testa ho il cappello che presi per una manifestazione del 2019". Eleonora Mazzagatti, studentessa fuorisede di Sociologia, ventiduenne, dice che "sarò soddisfatta solo quando un evento per i diritti delle donne sarà anacronistico, perché non ci sarà bisogno di farlo". L’amica Margherita Mazzoncini, coetanea, studentessa di Giurisprudenza, aggiunge che "è vero: dobbiamo sempre lottare per tutto. Per la parità salariale, per tutelare il nostro corpo, per zittire chi ci vede troppo ingenue o al contrario troppo maliziose: non andiamo mai bene. Ma è ora di dire basta".