Cosa ha armato la mano di Oronzo Pede? È questa la domanda che non ha ancora trovato una risposta certa, anche se gli approfondimenti investigativi sembrano indirizzarsi su una pista ben precisa: quella di un debito con il trentacinquenne cinese Ruiming Wang per un prestito mai restituito, non si sa se da onorare a cifre identiche a quelle di partenza o con una quota di interessi da aggiungere alla somma iniziale. Tradotto: il settantatreenne avrebbe ucciso il titolare del bar Milan per chiudere definitivamente i conti. In attesa che l’inchiesta della Procura trovi tracce concrete di questi sospetti, si può certamente dire che la situazione finanziaria dell’imprenditore, per anni a capo di società edili con sede di fronte al locale di piazza Angilberto II, si era maledettamente complicata. Prima il crac della ditta "Pe.Ma. srl", con chiusura della procedura di fallimento il 5 aprile 2018 "per l’impossibilità di soddisfare nemmeno in parte i creditori".
Poi la cessazione dell’altra attività, la "Pede Oronzo", il primo novembre 2018, a quattro anni dalla creazione. La mancanza di liquidità aveva costretto Pede a disfarsi di alcuni immobili: il primo, un appartamento di via Bessarione di cui è stato proprietario dal 2011 al 2014, l’ha ceduto a un parente; il secondo, un appartamento in via Missaglia, è stato venduto per 200mila euro nel 2018. Lo stesso anno in cui il settantatreenne ha stipulato un contratto d’affitto per l’abitazione di Casarile dove ha vissuto fino al 20 dicembre 2020. "Negli ultimi due anni, mi risulta abbia fatto alcuni investimenti che, da quanto ho capito, non sono stati molto produttivi", ha spiegato il nipote. N.P.