In un futuro non troppo lontano il fenomeno della denatalità potrebbe modificare, nel mondo, buona parte dell’impianto basato sulle grandi tradizioni soprattutto di natura greca, romana, giudaico-cristiana. La Francia, Paese “natalista” per eccellenza, denuncia un calo di bebè del 7% sull’anno precedente e del 20% rispetto al 2020. Soffre tutta la zona Ue che si avvia verso una preoccupante depopolazione. Che riguarda anche diversi Paesi del sud-est asiatico e di parte delle Americhe. In controtendenza l’Africa e il mondo arabo-musulmano, che, in crescita esponenziale di nascite, potrebbero fornire alla Terra un grande rimpiazzo.
Fino a pochi anni orsono si discuteva, con inquietudine, se l’agricoltura sarebbe stata in grado di sfamare l’incremento della popolazione che, nel giro di un ventennio, avrebbe toccato 13 miliardi di unità. Ora le previsioni sono di 7 miliardi di abitanti in un mondo che ne conta 8. Si nasce di meno dove c’è più opulenza, più democrazia, più uguaglianza e quant’altro. Quindi non è tanto e solo la sfiducia dello avvenire quanto anche il declino del fattore famiglia. Della quale se ne sta perdendo il senso. In una erronea concezione laica che però non contraddice quella cristiana. Perché la famiglia è il pilone sostenitore dello Stato moderno. Occorre conseguentemente una politica europea istituendo un commissario, con portafoglio, dedicato a questa delicata faccenda. Il debito prodotto a favore della natalità è un investimento con grandi ritorni. Da incentivare, con ogni mezzo, senza calcoli ragionieristici. Altrimenti le déluge. Non lento tramonto della cultura Occidentale. Ma la sua cancellazione per l’inaridirsi delle radici valoriali ancora presenti nel Vecchio Continente. Che potrebbe essere occupato da nuovi conquistatori, colonizzatori vendicativi per presunte colpe dei padri. Figure in via di estinzione.