ALESSANDRA ZANARDI
Cronaca

Il destino del quartiere Eni. San Donato si trasforma e spera in nuovi investitori

La città che fin dagli anni ’50 ha legato il suo nome al “cane a sei zampe“ è felice dei progetti di rilancio ma teme il degrado dei palazzi in dismissione.

La città che fin dagli anni ’50 ha legato il suo nome al “cane a sei zampe“ è felice dei progetti di rilancio ma teme il degrado dei palazzi in dismissione.

La città che fin dagli anni ’50 ha legato il suo nome al “cane a sei zampe“ è felice dei progetti di rilancio ma teme il degrado dei palazzi in dismissione.

La città e l’eredità di “mamma“ Eni, fra un centro sportivo da rilanciare, uffici che si svuotano e un avveniristico polo direzionale da inaugurare. La città di Enrico Mattei sta vivendo una fase di trasformazioni urbanistiche, in parte legate al rapporto con la società del “cane a sei zampe“. Una relazione, quella tra San Donato e la sua azienda simbolo, che da un lato si rafforza attraverso una rinnovata collaborazione con il Comune, dall’altro vede una migrazione verso Milano delle società satellite, Saipem e Snam.

Partiamo dai legami con il Comune. "Dopo anni nei quali le relazioni con l’azienda si erano sfilacciate – osserva l’assessore alle opere pubbliche Massimiliano Mistretta –, l’attuale amministrazione comunale ha ripreso i contatti con Eni, che è pronta a investire sulla città, nel segno di un nuovo protagonismo". In questo contesto si colloca la decisione, della società dell’energia, di sostenere con una corposa sponsorizzazione il restyling del Parco Mattei, la grande area verde, comprensiva d’impianti sportivi, costruita negli anni ’50 a completamento del quartiere Metanopoli. La proposta tecnico-economica, accolta dal Comune con una recente delibera di Giunta, prevede un investimento di 9 milioni di euro per la riqualificazione del comparto “terra“. Dal rifacimento dei campi da tennis alla creazione di una parete di arrampicata, gli interventi verranno presto dettagliati in un progetto che contempla anche l’efficientamento energetico degli immobili. L’inizio dei lavori è previsto entro l’anno. Ai 9 milioni di euro si aggiungerà, sempre da parte di Eni, un contributo complessivo di un milione di euro in dieci anni (100mila euro all’anno) per facilitare la gestione del Parco. Parallelamente, il Comune sta definendo con un’altra realtà, la Blue Factory, una proposta di partenariato pubblico-privato per il restyling del settore “acqua“, ossia la piscina del Parco Mattei, chiusa da oltre dieci anni.

Una svolta che permetterà di rilanciare la cittadella dello sport nel suo complesso, ridandole quella centralità che ne ha caratterizzato i primi decenni di attività, quando gli impianti di via Caviaga erano anche fucina di talenti agonistici. "Il rilancio del Mattei – rimarca il sindaco Francesco Squeri – è un progetto di grande rilevanza per la nostra comunità. Grazie alla collaborazione tra pubblico e privato, potremo restituire alla cittadinanza un centro sportivo rinnovato, moderno e funzionale".

Il 2025 sarà anche l’anno della messa in funzione del sesto palazzo dell’Eni, imponente centro direzionale realizzato, su progetto di Morphosis, tra le vie Emilia, De Gasperi, Correggio e Ravenna. Un intervento urbanistico corredato dalla costruzione di parcheggi e una riorganizzazione della viabilità. I tre edifici che compongono il complesso, collegati da ponti aerei, si popoleranno di personale, con circa 3mila lavoratori che vi si trasferiranno dagli altri palazzi Eni oggi presenti in città. Questa migrazione produrrà un circuito di uffici che resteranno vuoti e per i quali sarà necessario trovare nuovi inquilini, così da evitare sacche di degrado e intrusioni abusive. "In accordo con la proprietà – annuncia Mistretta –, siamo disponibili a valutare eventuali cambi d’uso, in modo che questi stabili possano risultare appetibili per nuovi investitori e non diventino, sull’onda di un disuso prolungato, contesti di marginalità". Tra le ipotesi per una possibile riconversione anche studentati e ambulatori medici.

Il nodo degli uffici che si svuotano era già emerso con Saipem, che nel 2022 si è trasferita nel quartiere milanese di Santa Giulia, dismettendo i palazzi terzo e quarto di San Donato. Ora, a causa della mancata disdetta del contratto di affitto, il quarto palazzo sembra destinato a ripopolarsi, con Saipem che tornerà a concentrarvi alcuni dei propri progetti. Salvo cambi di programma, Snam ha a sua volta annunciato il trasferimento a Milano di buona parte del personale oggi in servizio a San Donato.