"Non avrei mai voluto lasciarti andare". E poi "insieme fino alla fine Sofi, non dimenticarlo mai". Lo scrivono su Instagram le amiche di Sofia Castelli, Rosana e Aurora, che dormiva in casa di Sofia al momento del delitto, in un’altra stanza, dopo la serata trascorsa insieme in discoteca. Scritte che accompagnano nei loro post le immagini del funerale: i palloncini in cielo all’uscita del feretro, il tappeto di rose sulla bara osservato dal vetro del carro funebre. I loro occhi pieni di lacrime restano incollati a quella bara che non avrebbero mai voluto vedere. Le due ragazze abbracciano, così come gli altri amici e l’intera comunità di Cologno Monzese, i familiari di Sofia distrutti dal dolore. Se il rosa è "il colore di Sofia", a unire simbolicamente la famiglia ci sono anche il bianco e il nero della Juventus, la squadra amata, che spiccano sulla maglietta di papà Diego. Tutta la cittadina partecipa al dolore, anche chi Sofia non sapeva neppure chi fosse fino allo scorso 29 luglio, giorno "che ha sconvolto tutti noi", commenta Giuseppina, di 88 anni, che cammina con il suo deambulatore davanti alla chiesa di San Giuliano a Cologno dove ieri si sono celebrati i funerali. "Ho voluto lasciare il mio nome e quello delle mie figlie sull’album dei ricordi, perché è giusto così. La famiglia deve sapere che questa tragedia ha toccato profondamente tutti: una vita spezzata da un folle. Io sono mamma e nonna di due nipoti, mi metto nei panni dei parenti straziati". Sul sagrato c’è anche M., di 16 anni. "Io sono amico del fratello di Sofia, giochiamo insieme a calcio: l’ho abbracciato e gli ho detto che per lui ci sarò sempre, come un fratello".
Gruppi di ragazzi stazionano in strada, dopo la cerimonia, prima di incamminarsi verso il cimitero. "Sofia mi mancherà. Di lei ricorderò sempre il suo sorriso contagioso" dice una sua ex compagna di scuola superiore, del liceo delle Scienze umane Fabio Besta nel quartiere di Cimiano a Milano (dopo il diploma, Sofia si era iscritta alla facoltà di Sociologia dell’università Bicocca). Che cosa sognava di diventare, quando era una ragazzina? "Non lo sapeva ancora, non ha mai manifestato interesse per una professione in particolare. Ma le sarebbe piaciuto stare a contatto con i bambini". Ora stava cercando la sua strada, affiancando le educatrici in una scuola dell’Infanzia e dandosi da fare anche come commessa in un supermercato.
"Io non la vedevo da qualche anno – interviene Giorgia, di 21 anni –, al liceo eravamo in classi diverse ma ci capitava di chiacchierare in bagno durante l’intervallo. Adesso io ho questo pensiero: vedo tanta gente per Sofia, centinaia di persone, e avrei voluto che questa folla ci fosse per un momento di gioia, come per esempio il suo matrimonio. Non per il suo funerale. Oggi è un giorno triste e il dolore non passerà mai".