"Ecco il segreto per essere un fiore che abbellisce la terra e la vita: l’acqua, il vento amico, il sostegno dell’albero della croce. Perciò ogni mattina l’acqua perché ho sete di vita, il vento amico perché sia ricco di frutti, il sostegno della croce perché altrimenti non ce la faccio a stare in piedi". È l’invito che l’arcivescovo Mario Delpini ha lasciato ieri agli oltre 50mila cresimandi milanesi che con le loro animazioni coloravano lo stadio di San Siro, trasformandolo in un “giardino pieno di vita“. Perché è necessario creare “giardini“, luoghi di relazione, prendersi cura degli altri in una città che "ha bisogno di segni promettenti", ha ricordato Delpini a margine dell’incontro, felice per l’entusiasmo dei giovani che stavano raggiungendo il Meazza. "Questa città ha bisogno di segni promettenti anche se forse qualche volta è più incline a guardare e ad ascoltare le cattive notizie, piuttosto che vedere il bene che si fa con l’alleanza di questi ragazzi, delle loro famiglie e di tanti operatori del bene – ha aggiunto –. Questo il messaggio: vorremmo che sempre la città fosse piena di gente contenta che si avvia a fare il bene, che può fare senza preccuparsi troppo e spaventarsi troppo delle cattive notizie che vengono collezionate quasi allo scopo di reprimerci".
Tre i temi al centro dell’incontro anche un appello alla pace, condiviso dai giovani che ricordano le guerre in Palestina, in Israele, In Ucraina, ma anche i tantissimi conflitti dimenticati, dal Myanmar allo Yemen.
"Cosa possiamo fare?", si chiedono i cresimandi: "Iniziamo a fare la pace nel nostro piccolo, per esempio dicendo no al bullismo, aiutando gli amici in difficoltà, giocando rispettando le regole. Ognuno di noi può essere strumento di pace". Una parola al centro anche delle celebrazioni per la “Domenica delle Palme“: "La parola pace è diventata difficile perché a me sembra che i politici non vogliano la pace, che i fabbricanti di armi non vogliano la pace, che chi trae vantaggio dalla guerra non voglia la pace, che i guerrieri non vogliano la pace - ha ripetuto, con forza, l’arcivescovo anche prima di incontrare i cresimandi –. A un certo punto la pace, che a noi sembra la parola più desiderabile e l’augurio più promettente, sembra una parola scomoda. Noi non vogliamo la pace dei cimiteri ma quella della riconciliazione". Come ha ribadito tutto lo stadio, unito nel canto: "In terra pace, nel cuore pace. Per una storia piena di luce. In un abbraccio nel tuo sorriso, l’anima danza e veste la pace".
Al centro anche il ruolo degli oratori, "che in questa fase stanno facendo tantissimo - ricorda don Stefano Guidi, direttore della Fom –: c’è un grande ritorno di interesse sugli oratori. In una società sempre più individualista ci si rende conto della necessità di luoghi dove stare insieme nella gratuità dell’incontro, dove l’incontro non è dettato da altre ragioni, di acquistare o fare. Si sta insieme perché è bello farlo". Uno sguardo particolare è rivolto agli adolescenti, "la fascia di età meno considerata dalle proposte sociali – ricorda don Guidi –: da un lato perché hanno meno bisogno di accudimento, dall’altro perché cominciano a godere di una certa autonomia che però può giocare a loro sfavore. Spesso si trovano isolati tra i bambini, per cui c’è tantissimo, e i maggiorenni, che tra università e lavoro, hanno spesso più possibilità. L’oratorio risponde con una socialità impegnata che gli adolescenti spesso non trovano altrove".
Le offerte raccolte ieri a San Siro saranno devolute alla cooperativa sociale “La valle di Ezechiele“ di Busto Arsizio per realizzare un campo agricolo che sarà gestito per il recupero sociale delle persone detenute.