Può stare in giudizio oppure no Oronzo Pede, accusato di essere l’assassino di Wang Ruiming, l’uomo di 35 anni ucciso alle 7.15 del 19 dicembre mattina nel suo bar all’angolo tra piazza Angilberto II e via Bessarione? Il tentativo di suicidiarsi dopo il delitto ne ha pesantemente compromesso le capacità cognitive. In base a una prima perizia, l’uomo non ha più la capacità di affrontare un processo e nemmeno di stare in giudizio. Venerdì scorso è stata disposta una seconda perizia in incidente probatorio che aiuterà a decidere quale sarà il futuro giudiziario del killer. Pede, che viveva in un quartiere nella periferia sud di Milano, è stato arrestato in un ospedale di Lecce, dove doveva sottoporsi a un intervento chirurgico. Dopo l’omicidio, aveva tentato di uccidersi: si era salvato, ma il proiettile gli aveva causato danni irreversibili. Stando a quanto ricostruito dalle indagini della sezione Omicidi della Squadra mobile, guidata dal dirigente Marco Calì, dietro il delitto ci sarebbero stati motivi economici, un vecchio prestito tra la vittima e il killer.
Prima il crac della ditta "Pe.Ma. srl", con chiusura della procedura di fallimento il 5 aprile 2018 "per l’impossibilità di soddisfare nemmeno in parte i creditori". Poi la cessazione dell’altra attività, la "Pede Oronzo", il primo novembre 2018, a quattro anni dalla creazione. La mancanza di liquidità aveva costretto Pede a disfarsi di alcuni immobili. Una serie di investimenti mal riusciti lo aveva indotto a chiedere prestiti. Un omicidio spietato nelle modalità, commesso con la rabbia di chi ha subito un torto e vuole vendicarsi senza nemmeno preoccuparsi troppo di essere visto e riconosciuto. Il killer era a piedi, sapeva che avrebbe trovato lì il cinese, come tutte le mattine: è entrato nel locale alle 7 a saracinesche appena alzate e ha fatto fuoco, per poi allontanarsi ancora a piedi, senza guardarsi intorno per controllare se qualcuno lo avesse visto entrare, sparare e allontanarsi.
Il bar "Milano" è sempre stato un punto di ritrovo di molti che abitano quell’incrocio di quattro vie, soprattutto per la colazione, il mattino presto. Paolo era lì, in piedi, quando è entrato l’assassino: è crollato proprio davanti al bancone, i proiettili lo hanno colpito al torace e al collo. Non ha avuto neppure il tempo di reagire. I poliziotti sono arrivati al pregiudicato grazie all’auto – una Fiat Punto grigia – e all’arma usata per il delitto, una Tanfoglio. Con la stessa arma il giorno dopo l’omicidio, il 73enne si era sparato, anche se gli agenti non sono riusciti a capire se tentando di suicidarsi o accidentalmente. An.Gi.