ETTORE SALADINI
Cronaca

Vista Darsena, il locale chiuso: “Gran potenziale, ma la microcriminalità ha allontanato i clienti. Realtà desolante”

L’abbandono del ristorante “affacciato” sull’acqua. Il titolare Ugo Fava: “Impossibile investire ancora. Con la zona in queste condizioni scappano tutti”

Ugo Fava, ex titolare del locale 'Vista Darsena''

Ugo Fava, ex titolare del locale 'Vista Darsena''

Le vetrate del “Vista Darsena“ sono sporche, ma lasciano intravedere un locale pronto alla riapertura. Sono passati tre mesi da quando Ugo Fava, ex titolare del locale, ha deciso di non partecipare al nuovo bando comunale. Una scelta motivata dal degrado che, nonostante la riqualificazione di dieci anni fa, tiene in ostaggio uno dei luoghi potenzialmente più vivibili e attrattivi di Milano.

"Il bando - spiega Fava - era troppo oneroso per le condizioni attuali della Darsena. Così ho rinunciato. Centocinquantamila euro per un locale in un posto meraviglioso che avrebbe un potenziale immenso, ma che la realtà dei fatti rende un investimento insensato. E non lo penso solo io. Sono passate una quindicina di aziende a fare sopralluoghi per valutare il bando, tutte hanno avuto la mia stessa impressione e la gara è andata deserta".

Ugo Fava, imprenditore di successo già proprietario di Gud (catena con cinque locali in tutta Milano), racconta la situazione in Darsena in maniera rassegnata. Dieci anni fa, ha preso in gestione il “Vista Darsena“ grazie a un progetto che aveva convinto tutti. Ora, però, le cose sono cambiate radicalmente: "La microcriminalità ha allontanato i clienti. Eravamo costretti a chiudere il locale verso le undici, nonostante la licenza ci permettesse di rimanere aperti fino a tarda notte. Però, se nel tardo pomeriggio iniziano gli scippi, poi arrivano gli ubriachi, le risse e le bottigliate, è normale che i clienti scappino. Non è piacevole stare in un posto dove sai che a pochi metri da te le persone si tirano le bottiglie di vetro. Poi certo, si tratta di qualche gruppo di ragazzi, basterebbero pochi controlli".

Una zona che, come racconta l’imprenditore, è stata penalizzata anche dalle politiche sull’utilizzo del suolo pubblico: "Una volta venivano organizzati tanti eventi. A Natale c’erano i mercatini, la pista di pattinaggio. Addirittura si riusciva anche a valorizzare la nebbia. Momenti chiave che permettevano di promuovere una stagione che per la Darsena è meno attrattiva della primavera o dell’estate. Ma oggi organizzare eventi in Darsena costa quanto in piazza Duomo e il paragone non regge". Una situazione che diventa ancora più paradossale quando si tratta di effettuare modifiche stilistiche o architettoniche: "La Darsena è sotto la Sovrintendenza delle Belle Arti, quindi ogni cambiamento deve essere, giustamente, approvato per preservarne l’estetica. Peccato che, intorno, non ci sia più nulla da preservare".